Ah, mia povera figlia, mia povera piccola Antoinette. Tu sei felice, non
sai ancora come il mondo è ingiusto, cattivo e ipocrita.
IL BALLO
AUTORE: Irène Némirovsky
EDITORE: Newton Compton
COLLANA: Live
PREZZO: 0,99
I Kampf neo ricchi, arroganti e altezzosi, per confermare la loro improvvisa e splendente ascesa, decidono di organizzare una festa da ballo alla quale invitano tutte le persone "che contano". Antoinette, la quattordicenne figlia dei Kampf, delusa e arrabbiata per la crudele decisione della madre di escluderla dall'"evento" e lasciarla a dormire persino nello ripostiglio mette in atto in maniera istintiva e spietata una vendetta: una sera, tornando dalle sue solite lezioni di pianoforte, dopo aver consegnato un invito solamente alla sua insegnante - l'unica che di fatti si presenterà- decide di non spedire gli altri, anzi, li getta nella Senna! La sera della festa i Kampf attendono inutilmente l'arrivo degli ospiti e poiché non hanno nessuna esperienza della vita sociale, non riescono a spiegarsi questa strana rinuncia da parte di tutti invitati.
A primo impatto la lettura è abbastanza scorrevole, la storia sembra quasi banale e breve, priva di significato, che mette al centro della storia la vendetta di una figlia mai presa in considerazione, mai amata, mai rispettata. In realtà sapevo, mentre leggevo, che c'era qualcosa di più dietro l'apparente "nonsenso" del romanzo, basta un occhio più vigile e attento per capire che quello che Irène ci descrive è la metafora del suo mondo, del suo periodo storico: un mondo dove l'unica cosa importante è "la fiumana del progresso" ( così come l'aveva definita Verga) che porta gli uomini ad essere dominati da una spietata bramosia di ascesa sociale, di potere e ricchezza, dove sentimenti e emozioni vengono alienate essendoci soltanto spazio per l'egoismo, il proprio tornaconto personale, le proprie ambizioni, la propria infinita crudeltà perchè gli uomini sono disposti a tutto pur di raggiungere lo status sociale sognato, una certa notorietà, quel progresso che raggiungono ma che in realtà li rende non vincitori ma vinti poichè, nonostante riescano a raggiungere ricchezza e autorità, molto spesso viene meno l'essenza misericordiosa, pacifica, amabile di noi esseri umani, rendendoci quindi mostri. Mostri di noi stessi. Irène ci descrive questo mondo senza pietà, senza nessun velo, con indignazione e amarezza seppur non traspare l'angoscia dell'autrice tra le parole: denuncia apertamente quello che è la società e lo fa descrivendo un microcosmo famigliare claustrofobico tipico di quel periodo, dove nessun legame sembra essere instaurato tra i personaggi, dove la vendetta e la gelosia, la rabbia, il disprezzo sembrano essere i dominatori della scena, in cui non c'è spazio per l'etica e la morale. Nonostante il signor Kampf sia sempre presente, due sono le figure che colpiscono maggiormente: la madre, Rosine ( forse riproduzione della madre dell'autrice) e la figlia, Antoniette. La prima è smaniosa di successo e di consacrare la sua nuova condizione economica: dopo tanti anni di miseria e sacrifici, Rosine può finalmente entrare a fare parte di quel mondo che ha sempre desiderato, spera di riuscire a organizzare un ballo perfetto (per il quale non mancherà la meticolosità quasi ossessiva) per essere riconosciuta dalla società quale nobildonna, assicurandosi che la figlia non riveli le loro umili origini, spera addirittura di riuscire, tra i giovani invitati, a trovare un amante che le scuoti il corpo durante la notte con baci pieni di passione e desiderio ( e con questo è chiaramente visibile la mancanza di amore tra i due protagonisti, messo in evidenza anche dalle continue
sfuriate prive di fondamento logico, e del concetto di matrimonio forse ritenuto più un vincolo economico e vantaggioso per ottenere gioielli, che indossa paradossalmente tutti riempendo il braccio dal polso al gomito, e una vita benestante), vuole iniziare a vivere e vuole questa vita tutta per sè escludendo la figlia che dovrà essere confinata in un ripostiglio.Un ballo... Mio Dio, era mai possibile che lì, a due passi da lei, ci fosse quella cosa splendida, che lei si immaginava vagamente come un insieme confuso di musica sfrenata, di profumi inebrianti, di abiti spettacolari... Di parole d'amore bisbigliate in un salottino appartato, oscuro e fresco come un'alcova... e che quella sera venisse messa a letto, come tutte le sere, alle nove, quasi fosse un bebè.
Questo indurrà Antoniette a vendicarsi: invece di portare alla posta gli inviti, li getterà nella Senna in un attimo di follia, di vita: è infatti l'unico personaggio che sembra essere vivo, nel quale si nota una certa tensione spirituale, palpitazioni, tremori, lacrime, emozioni che si oppongono alle figure dei genitori e a quella vita banale e monotona scandita sempre dagli stessi ritmi..
La schiavitù, la prigione, ripetere giorno dopo giorno gli stessi gesti alle stesse ore... Alzarsi, vestirsi, gli abiti scuri, gli stivaletti pesanti, le calze a coste, glieli fanno mettere apposta come una livrea, perché nessuno in strada segua sia pure per un momento quella ragazzetta insignificante che passa..
Così, fuori dalle mura troppo strette di casa, Antoniette riesce a vivere anche se per un attimo: butta fuori tutta la sua rabbia, vuole vendicarsi, vuole gridare, strappare gli inviti, fuggire da quella realtà che la tiene rinchiusa, una realtà dove piove, piove, piove, dove manca il calore degli affetti e ombre la attorniano. Nessuna luce. Nessun lampionaio, la sua strada sarà sempre buia e deserta.
Come buio sarà purtroppo il destino dell'autrice, deportata e morta nei campi di concentramento.
VOTO:
Di questa collana ho letto Le notti bianche ma Il ballo ancora mi manca. Però è in wishlist insieme ai nuovi 12 libri della Newton Compton Live! XD
RispondiEliminaA me gli ultimi, usciti il 18 non sono piaciuti, infatti ne ho presi solo 2 T.T
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