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venerdì 13 dicembre 2013

Recensione: Fahrenheit 451

Amanti dei libri e della distopia? Ecco una nuova recensione tutta per voi..


AUTORE:Ray Bradbury
EDITORE:Mondadori
PAGINE:210
PREZZO:9,00



Montag fa il pompiere in un mondo dove gli incendi, anziché essere spenti, vengono appiccati. Armati di lunghi lanciafiamme, i militi irrompono nelle case dei sovversivi che conservano libri o altra carta stampata e li bruciano: così vuole la legge. Ma Montag non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi e slogan, con una moglie indifferente e passiva e un lavoro che svolge per pura e semplice routine. Finché un giorno, dall'incontro con una donna sconosciuta, nasce un sentimento impensabile, e per Montag il pompiere inizia la scoperta di un mondo diverso da quello in cui è sempre vissuto, un universo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della società tecnologica imperante. Scritto nel lontano 1953, Fahrenheit 451, romanzo prediletto di artisti del calibro di Aldous Huxley e Francois Truffaut, attesta ancora oggi Bradbury tra i massimi scrittori di fantascienza di tutti i tempi.




Un romanzo che parla dell’amore per i libri, della valenza che hanno ma che potrebbero perdere, della Fenice dell’Arte che rinasce dalle sue ceneri, del suo fuoco che arde ma che mai si spegne. Sono proprio i libri i protagonisti del romanzo visionario di Bradbury insieme alla descrizione di una società distopica dove la memoria, elemento costante dei romanzi di tal genere, viene soggiogata da leggende e credenze, dove il Governo tace riguardo la guerra e le catastrofi imminenti sino al bombardamento finale, dove gli esseri umani sembrano tanti manichini vuoti, senza identità né sentimenti. Veniamo, sin dalla prima pagina, catapultati all’interno di una realtà in cui i vigili del fuoco, chiamati adesso incendiari, hanno il compito di bruciare e distruggere qualsiasi romanzo essi riescano a scovare, molto spesso insieme all’autore del misfatto e alla casa detentrice di volumi in chissà quali angoli nascosti: questa è stata la conseguenza del progresso tecnologico che ha visto gli uomini allontanarsi sempre di più dai libri fino a considerarli inutili e pieni di strane parole, incomprensibili.

La vita diviene una cosa immediata, diretta, il posto è quello che conta, in ufficio o in fabbrica, il piacere si annida ovunque, dopo le ore lavorative. Perché imparare altra cosa che non sia premere bottoni, girar manopole, abbassar leve, applicar dadi e viti?”

Forse una visione di quello che potrebbe accadere tra qualche secolo vista la diminuzione progressiva del numero di lettori? Montag, il protagonista, fa parte di una squadra di incendiari: è eccitato ogni qualvolta riceve una telefonata in caserma, adora appiccare il fuoco, è nato per questo, si sente potente e felice.

Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia”

Quella felicità che mai trova in casa con una moglie impegnata a dimenticare i suoi pensieri con la tecnologia, che cerca di uccidersi per poi non ricordarlo, che sembra niente di più che un’ombra che si aggira tra le mura di casa. Come tutto il resto della popolazione meccanica, quasi robotica. Eppure in Montag c’è una crepa, sente che qualcosa gli manca, qualcosa sfugge alla sua mente.. Potrebbe forse trovare la risposta all’interno di un libro? Così dopo l’incontro con la giovane e “diversa dagli altri” Clarisse, dopo un ulteriore incendio appiccato a una casa stracolma di libri, insieme alla padrona stessa che rimase attaccata alla carta che prendeva fuoco:

Ci deve essere qualcosa di speciale nei libri, delle cose che non possiamo immaginare, per convincere una donna a restare in una casa che brucia. [..] Questa notte ho pensato a tutto il cherosene di cui mi sono servito da dieci anni a questa parte. E ho pensato ai libri. E per la prima volta mi sono accorto che dietro ogni libro c’è un uomo. Un uomo che ha dovuto pensarli. Un uomo a cui è occorso molto tempo per scriverli, per buttar giù tante parole sulla carta.”



Da questo momento in poi inizia per Montag una discesa sino ai margini della criminalità. In realtà è una salita che porta ad elevare il suo animo umano, che gli permette di redimersi e di riuscire a vedere per la prima volta, a sentire l’ingranaggio della realtà, a mascherare menzogne e sotterfugi a favore della verità. Perde tutto, il lavoro, la moglie, la casa, ma ritrova se stesso. Particolare l’immagine finale che vede contrapposti da una parte, le città rase al suolo dai bombardamenti, dall’altra Montag e gli intellettuali fuggiaschi che si incamminano verso le lande desolate pronti a recitare e rendere utili quei versi che, nel corso degli anni, hanno imparato a memoria. Dopo l’Apocalisse, spetta all’arte il compito di gettare i nuovi semi, di ricostruire dalle macerie. Un romanzo distopico, molto meno crudo rispetto a 1984 di George Orwell, ma più “romantico”, un elogio all’arte e alla cultura, messa ogni giorno in pericolo. 

VOTO:



1 commento:

  1. Uno dei miei romanzi preferiti in assoluto! Sconvolgente e meraviglioso allo stesso tempo. Penso che chiunque ami i libri dovrebbe leggerlo. :)

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