Anche la terza sessione del nostro contest di scrittura è terminata.
Questa volta il tema suggerito per gli elaborati era "la creazione di una storia fantasy" basata sulla propria immaginazione e creatività. Ringrazio tutti i partecipanti che ci hanno fatto divertire, sorridere, sognare con le storie da loro create.. ed un ringraziamento speciale va anche alla giuria che questa volta ha visto partecipi gli scrittori Luca Azzolini e MJ Heron e le blogger Seli Rahel Rowan (Ombre Angeliche) e Aquila Reale (Penna d'oro) e Alessia Nolli (Scrivere mi piace) Per chi fosse inoltre interessato, tra poco sarà disponibile un'antologia, in formato pdf, dei brani che hanno partecipato alle varie sessioni.
Vi riportiamo qui sotto due stralci del racconto vincitore (siamo impossibilitati a inserirlo interamente a causa della lunghezza dell'elaborato).
IL DRAGO DI MALAMORN
Hetzal aveva appeso le pergamene nella sua stanza e trascorreva
le sere osservandole e chiedendosi quando avrebbe avuto occasione di dimostrare
quello che aveva imparato. Aveva due mesi di riposo prima di cominciare il
primo corso per conseguire il titolo di «Negromanta Maior».
Già sognava quando avrebbe potuto indossare il mantello
nero e fare tutte le magie che il suo cervello le avrebbe suggerito.
Con questi pensieri in testa la futura regina di Malamorn aveva,
un pomeriggio torrido e tranquillo, invitato al castello alcune sue compagne di
corso, per la precisione Galanthya, Tzarley e Lamberya, e insieme avevano deciso
di tentare qualche esperimento imparato ai corsi di pozioni e sortilegi.
Non c’era voluto molto tempo per
mettere insieme gli ingredienti necessari per ricreare una pozione divinatoria
e le quattro giovani maghe li avevano fatti, con diligenza e attenzione, fatti
bollire negli alambicchi, filtrati e infine fatto colare il liquido verde
intenso in un’ampolla di cristallo finemente
lavorata.
Il libro, a quel punto, spiegava che chiunque avesse bevuto l’intruglio
avrebbe potuto, per qualche ora, avere una visione chiara dell’immediato
futuro.
Galanthya, la migliore amica di Hetzal e figlia di una delle più
ricche famiglie nobili del principato, si fece avanti per sperimentare il
magico infuso ma la principessa la fermò. «Lo
farò io», disse con convinzione e
senza dare alle altre il tempo di obiettare, afferrò
il bottiglino di vetro e si scolò in un sorso la mistura.
Le altre tre si fecero vicino a lei, in trepida attesa. Sempre
secondo quello che avevano letto e che il professore di pozioni e sortilegi
aveva spiegato in classe, l’effetto era pressoché
immediato. «Per prima cosa gli occhi della persona che ha bevuto
diventeranno di un intenso color verde quindi passeranno al giallo oro e a quel
punto le nebbie del futuro prossimo si apriranno davanti a lei».
Galanthya e le altre videro gli occhi azzurri di Hetzal diventare
prima verdi poi cangiare in giallo oro. «Allora?»,
dissero le tre ragazze quasi all’unisono. La principessa stava
per parlare e dire ciò che riusciva a vedere ma
invece delle parole il suo corpo produsse un lento e pesante boato. Hetzal, a
quel suono, sbiancò in volto e cominciò
a sudare. Le sue amiche arretrarono di un parecchi passi mentre i rumori
provenienti dal corpo della principessa si facevano sempre più
minacciosi.
. . . .
Alla luce di undici candelabri da cinque bracci tre vecchie dall’aspetto
incartapecorito stavano abbarbicate ad altrettanti sgabelli parlandosi
fittamente. Le schiene incurvate dagli anni di studio ininterrotto erano
avvolte da lisi mantelli neri. I visi, i cui lineamenti erano nascosti da un
reticolato di rughe profonde e sottili, avevano un’espressione
grave e le parole che si scambiavano erano tremolanti quasi quanto i loro
respiri stessi.
Intorno a loro l’ambiente rispecchiava il loro
aspetto: muri di spessa pietra crepati per quasi tutta la loro altezza, intorno
a loro pezzi di legno prendevano polvere e offrivano riparo a ragni e topi. La
volta dell’enorme cripta dell’Oratorio della Negromanzia
cadeva a pezzi e reggeva ancora grazie ai puntelli che giovani guardie,
prestate dalla vicina Accademia delle Arti Guerresche, avevano sistemato in più
di un’occasione in quei quasi 180 anni.
Pur trovandosi parecchi metri sotto terra l’ambiente
fu squassato da un rombo sordo che fece tremare quella parte dell’Oratorio
fin nelle fondamenta. Dai corridoi laterali si udirono i tonfi dei corpi delle
passate consorelle Negromantesse caduti a terra a causa delle scosse. In pochi
minuti una decina di giovani comparvero e si diressero verso i cunicoli delle
catacombe per rimettere al loro posto le mummie.
Una delle tre anziane sacerdotesse sospirò,
avvolgendosi nel suo mantello. «Abbiamo trascorso l’intera
nostra esistenza cercando una pozione che potesse rendere a quel mostro la sua
forma originaria ma abbiamo fallito. Il nostro tempo è
quasi finito». La voce di Galanthya aveva
perso tutta la freschezza della gioventù e la forza che in quegli anni
giovanili l’aveva animata nella ricerca di una pozione per
rendere a Hetzal il suo aspetto umano.
Sopra le loro teste il soffitto tremolò
di nuovo e della polvere di mattone cadde tutto intorno, imbiancando il
pavimento e ricoprendo ciò che restava di scrittoi e
degli scaffali dove i libri più antichi riposavano da secoli.
Lamberya allungò una mano e un volume volò
alla sua mano. la vecchia maga lo aprì e scorse le pagine. «É
inutile - disse con tristezza Galanthya -. Sorella Tzarley ha già
consultato quel libro milioni di volte sperando di trovarci qualcosa di utile».
Con uno sbuffo l’anziana negromantessa lo
chiuse e lo rimandò a posto con un movimento
della mano. Oltre ottanta anni di studi quasi ininterrotti e le uniche cose che
avevano imparato erano quei trucchetti da baraccone.
Le guardie, che avevano il compito di difendere le tre anziane
maghe, tornarono nella sala e domandarono se volevano qualcosa. Uno di loro
aggiunse che si trovavano in quel luogo da almeno sedici ore e che forse era
opportuno che si prendessero un po’ di riposo. «Ragazzino
- lo apostrofò Sorella Lamberya con una
certa alterigia - siamo chiuse in questo Oratorio da quasi 180 anni…sedici
ore in più o in meno non faranno certo la differenza».
Sorella Galanthya tossicchiò cercando di ridere ma, con
fatica, scese dallo sgabello e chiamò un giovane allievo dell’Accademia
per farsi aiutare a camminare. Le altre due la seguirono, sorrette da
altrettanti baldi guardie. Gli uomini erano a tal punto preoccupati per la loro
incolumità che non si accorsero delle tre bottigliette di
cristallo blue, colme di un liquido all’apparenza trasparente,
nascoste sotto i loro sai di streghe.
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