Buonaseracarissimi lettori! Come volti di voi sapranno, oggi è la giornata mondiale della lotta contro la violenza sulle donne. Questa è nata grazie alle Nazioni Unite nel 1999 per sensibilizzare l'opinione pubblica a riguardo e per ricordare l'omicidio, avvenuto nel 1960, delle tre sorelle Mirabal, che si erano opposte al regime brutale di Trujillo. Nel nostro piccolo vogliamo evidenziare e non far passare inosservata questa giornata proponendovi alcuni dei libri che trattano questo tema tanto delicato quanto attuale (basti pensare che nel 2013 sono state circa 120 le donne uccise da compagni, mariti, semplici conoscenti).
Il male che si deve raccontare
Con
un programma semplice ed efficace, che ha coinvolto le donne
potenzialmente esposte a violenza e le aziende in cui lavorano, la
Global
Foundation for the Elimination of Domestic Violence (Edv)
creata da Patricia Scotland ha contribuito a contenere sensibilmente
il fenomeno della violenza domestica in Inghilterra. Questo piccolo
libro ha lo specifico obiettivo di creare una Edv italiana per
applicarne il metodo nel nostro paese. Simonetta
Agnello Hornby ha scritto racconti che, attraverso vicende affioranti
dalla sua memoria e ancor più attraverso casi affrontati in veste di
avvocato, danno una vividissima e articolata rappresentazione del
segreto che a volte si nasconde dentro le pareti domestiche. Con la
sapienza narrativa che le è propria, evoca l'esibizione del teatro
della violenza in Sicilia, i silenzi comprati da un marito abusante,
il dolore dei figli abusati, la complicità fra vittima e carnefice. Il
male che si deve raccontare è insieme un atto di
denuncia e uno strumento a disposizione delle associazioni che, anche
in Italia, lottano da tempo contro questa violenza, offrendo aiuto,
mezzi e protezione alle vittime.
Con la scusa dell'amore
"È
una battaglia che si vuole combattere davvero?" rispondono
Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker a chi chiede cosa si può fare
per sconfiggere la violenza sulle donne. Loro questa battaglia la
combattono da sei anni, da quando hanno fondato Doppia
Difesa. Sei
anni di impegno intensissimo e di riflettori accesi su una drammatica
realtà per troppo tempo ignorata. Sulla base di esperienze
innanzitutto personali, alcune raccontate qui per la prima volta,
Bongiorno e Hunziker spiegano come la violenza si possa estirpare
soltanto agendo sulla discriminazione che ne è l'anticamera. Le loro
storie, e quelle delle vittime incontrate, ascoltate, difese,
evidenziano infatti punti deboli e contraddizioni di una società in
cui le donne faticano a credere in se stesse e a essere solidali, in
cui spesso sono costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, in cui ancora si
pensa che esistano lavori "da uomini", in cui parole come
"stalking" e "femminicidio" sono tristemente
all'ordine del giorno. Ecco perché è necessaria una ri-educazione
civile, intellettuale e sentimentale - in famiglia, a scuola, sul
lavoro - imperniata su uguaglianza e rispetto, degli altri e di sé.
Solo se riusciamo a cambiare i nostri comportamenti possiamo
contribuire a un cambiamento più grande. Un cambiamento che la legge
può e deve accompagnare.
Se questi sono gli uomini
Uomini
che uccidono indisturbati, senza fare scalpore e rumore perché le
vittime sono solo donne. Riccardo Iacona racconta in Strage di donne
un pezzo d’Italia in cui a farla da padrone è ancora la forza
maschile brutale e incontrollata. Non siamo in Messico, non siamo a
Ciudad Juarez dove milioni di donne muoiono ogni anno. No, siamo nel
Belpaese, a volte in città ricche e splendenti, del Nord o del Sud,
in piccoli paesi dispersi tra i monti o in bei paesini affacciati sul
mare. L’unica cosa che accomuna questi luoghi è la vera e propria
strage di donne. Solo nel 2011, racconta il giornalista di
Presadiretta, sono state uccise 137 donne, una ogni 3 giorni. Ma nel
2012 cosa accadrà? La stima approssimativa e parziale dell’anno in
corso conferma tale cifra. E il tutto non fa notizia, fa parlare i tg
per un minuto scarso, crea scalpore nell’ascoltatore per un momento
e poi si cambia pagina perché si pensa che non tocchi mai a noi, ai
nostri vicini di casa, alle nostre famiglie e che le povere vittime
di questi omicidi vivano in contesti d’ignoranza e povertà. Iacona
però ci dice e ci conferma che non è così, che a essere vittime
sono donne di varie tipologie e classi sociali che hanno l’unica
colpa di incontrare nella loro strada un mostro. Ammazzate di botte,
stuprate, bruciate o mutilate: la violenza e l’efferatezza delle
modalità con cui vengono colpite a morte stordisce e colpisce. Prima
dell’omicidio di solito c’è la persecuzione, la violenza
domestica o la minaccia. Il giornalista, reso
celebre da Michele Santoro in Samarcanda, ci costringe ad aprire gli
occhi e a guardare in faccia la sconcertante realtà che porta un
Paese come l’Italia a una percentuale di vittime pari ai Paesi del
terzo mondo. Con Strage di donne Iacona aiuta il lettore a
comprendere questo fenomeno e a far luce su cosa legittima gli uomini
a sentirsi ancora così forti e così protetti.
Trauma
Una
nuvola nera si allarga su un disegno a gessetto: si aggiunge al
giallo dei cerchi del sole, al rosso della macchina davanti alla
casa. Tilde, cinque anni, nascosta sotto il tavolo, incolla gli occhi
sulla madre, intenta a cucinare. I colpi alla porta, prima quasi
impercettibili, si fanno a un tratto più violenti. In pochi
drammatici minuti la bambina assiste immobile, con il fiato sospeso,
al brutale assassinio della donna. Nel silenzio che segue, una
macchia scura satura il foglio; i gesti della bimba si fanno ampi,
disperati, nervosi.In tutt’altra parte della città, la psicoterapeuta Siri Bergman e la sua collega e amica Aina incontrano, in un nuovo progetto sperimentale, un gruppo di donne vittime di violenza: cinque storie drammatiche di amori ingannevoli, brutalità e degrado. Il destino della piccola Tilde si intreccia a quello di Siri e delle altre donne; in una gelida Stoccolma autunnale il comune bisogno di giustizia e rinascita si tramuta in una spietata caccia all’assassino. Una lucida fotografia dell’universo delle mura domestiche; un disarmante ritratto delle perversioni e delle derive dell’amore.
Ferite a morte
Non
basta un megafono per farti sentire se da tre mesi sei in fondo a un
pozzo, nessuno ti trova e non sai più come gridarlo che sei lì,
proprio dietro casa, e che è stato tuo marito a buttartici. Non
bastano le parole per chi è costretta a lucidare il superattico di
un petroliere per pochi euro al mese, tra botte e tentativi di
violenza, finché un giorno, per non impazzire, "sceglie di
diventare un raggio di luce dorata" impiccandosi al lampadario
di cristallo. O per chi faceva la commessa in un negozio di intimo:
suo marito l'ha strangolata "con un paio di mutandine modello
Folie de Paris, nuova collezione pura seta, taglia 42, inserti in
pizzo sintetici. Euro 27. Ottima scelta". Questo libro è anche
una pièce teatrale che Serena porterà in scena con un grande cast
di donne della cultura e dello spettacolo (Lilli Gruber, Geppi
Cucciari, Susanna Camusso, Malika Ayane) nell'occasione della
Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Le vittime di femminicidio riprendono voce per un momento per
raccontarci le loro vite, in queste pagine e nello spettacolo che
Serena ha tratto dai suoi scritti: le storie portate in scena e
quelle narrate nel libro si tengono per mano, lungo la strada
impervia ma obbligata della presa di coscienza e dell'azione
concreta.
Mia per sempre
Solo
nel 2012, in Italia, sono state 120 le donne uccise dal proprio ex,
senza contare quelle scomparse e di cui non si hanno più notizie.
L'omicidio all'interno della coppia non è un fenomeno nuovo, ma
rispetto al passato a colpire è la tragica escalation nel numero e
nella ferocia, e il fatto che le vittime sono quasi tutte donne.
Cinzia Tani affronta una delle più drammatiche emergenze del nostro
tempo raccontando alcuni tra gli ultimi e più efferati delitti, ma
soprattutto scavando alle radici del problema, nel tentativo di fare
giustizia (con l'aiuto di criminologi, psicologi e magistrati) dei
tanti luoghi comuni con i quali si tende a mascherare il fatto che le
donne devono ancora misurarsi con una violenza di genere che le
conquiste sociali non sono riuscite a debellare. Chiamare questi
delitti "passionali" o "della gelosia", frutto di
un accesso di rabbia o di un momento di "blackout",
sostiene l'autrice, significa solo cercare alibi per gli assassini.
Invece, di solito l'uccisione della donna avviene dopo un lungo
periodo di minacce, violenze psicologiche e fisiche, e la furia
omicida si scatena quando, verificata la loro inutilità, l'uomo
avverte il pericolo di essere abbandonato e di trovarsi solo. Ma non
è la paura di perdere l'amore ad armare la mano del maschio e a
rivolgerla contro la donna con cui spesso ha vissuto per anni, bensì
un folle desiderio di possesso, un delirio di onnipotenza, per
scongiurare una ferita narcisistica che, diversamente, non saprebbe
sopportare.
ho letto per scuola mia per sempre di Cinzia Tani all'inizio l'ho trovato un pò pesante ma poi mi ha aperto gli occhi su un problema che non conoscevo bene e che a parere mio ci vuole ancora un bel pò di tempo per risolverlo...
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