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martedì 25 novembre 2014

Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne


Buonaseracarissimi lettori! Come volti di voi sapranno, oggi è la giornata mondiale della lotta contro la violenza sulle donne. Questa è nata grazie alle Nazioni Unite nel 1999 per sensibilizzare l'opinione pubblica a riguardo e per ricordare l'omicidio, avvenuto nel 1960, delle tre sorelle Mirabal, che si erano opposte al regime brutale di Trujillo. Nel nostro piccolo vogliamo evidenziare e non far passare inosservata questa giornata proponendovi alcuni dei libri che trattano questo tema tanto delicato quanto attuale (basti pensare che nel 2013 sono state circa 120 le donne uccise da compagni, mariti, semplici conoscenti).




Il male che si deve raccontare
Con un programma semplice ed efficace, che ha coinvolto le donne potenzialmente esposte a violenza e le aziende in cui lavorano, la Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence (Edv) creata da Patricia Scotland ha contribuito a contenere sensibilmente il fenomeno della violenza domestica in Inghilterra. Questo piccolo libro ha lo specifico obiettivo di creare una Edv italiana per applicarne il metodo nel nostro paese. Simonetta Agnello Hornby ha scritto racconti che, attraverso vicende affioranti dalla sua memoria e ancor più attraverso casi affrontati in veste di avvocato, danno una vividissima e articolata rappresentazione del segreto che a volte si nasconde dentro le pareti domestiche. Con la sapienza narrativa che le è propria, evoca l'esibizione del teatro della violenza in Sicilia, i silenzi comprati da un marito abusante, il dolore dei figli abusati, la complicità fra vittima e carnefice.  Il male che si deve raccontare è insieme un atto di denuncia e uno strumento a disposizione delle associazioni che, anche in Italia, lottano da tempo contro questa violenza, offrendo aiuto, mezzi e protezione alle vittime.


Con la scusa dell'amore
"È una battaglia che si vuole combattere davvero?" rispondono Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker a chi chiede cosa si può fare per sconfiggere la violenza sulle donne. Loro questa battaglia la combattono da sei anni, da quando hanno fondato Doppia Difesa. Sei anni di impegno intensissimo e di riflettori accesi su una drammatica realtà per troppo tempo ignorata. Sulla base di esperienze innanzitutto personali, alcune raccontate qui per la prima volta, Bongiorno e Hunziker spiegano come la violenza si possa estirpare soltanto agendo sulla discriminazione che ne è l'anticamera. Le loro storie, e quelle delle vittime incontrate, ascoltate, difese, evidenziano infatti punti deboli e contraddizioni di una società in cui le donne faticano a credere in se stesse e a essere solidali, in cui spesso sono costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, in cui ancora si pensa che esistano lavori "da uomini", in cui parole come "stalking" e "femminicidio" sono tristemente all'ordine del giorno. Ecco perché è necessaria una ri-educazione civile, intellettuale e sentimentale - in famiglia, a scuola, sul lavoro - imperniata su uguaglianza e rispetto, degli altri e di sé. Solo se riusciamo a cambiare i nostri comportamenti possiamo contribuire a un cambiamento più grande. Un cambiamento che la legge può e deve accompagnare.

Questo non è amore
Attraverso il racconto di ogni protagonista, i fatti, le emozioni, le botte, si svelano le cause scatenanti e le dinamiche di coppia. Episodi ripetuti di maltrattamenti alternati a "pentimenti" del partner. E la tragedia sempre in agguato. Tutto questo avviene nella "normalità" e nella convinzione che la violenza riguardi altri. Ma a un certo momento accade "qualcosa" per cui le donne capiscono che così non può continuare. Che cosa? Ogni storia ha una sua "chiave" che la tiene inchiodata alla violenza e una che la porta a non voler più subire. Qualche volta quel maledetto meccanismo si rompe prima che sia troppo tardi. Le protagoniste, raccontandosi, affrontano quella violenza subdola che colpisce le donne nel momento in cui dicono "no", sottraendosi ai ruoli imposti da qualcosa che è nato come amore. Ma che non lo è più.


Se questi sono gli uomini 
Uomini che uccidono indisturbati, senza fare scalpore e rumore perché le vittime sono solo donne. Riccardo Iacona racconta in Strage di donne un pezzo d’Italia in cui a farla da padrone è ancora la forza maschile brutale e incontrollata. Non siamo in Messico, non siamo a Ciudad Juarez dove milioni di donne muoiono ogni anno. No, siamo nel Belpaese, a volte in città ricche e splendenti, del Nord o del Sud, in piccoli paesi dispersi tra i monti o in bei paesini affacciati sul mare. L’unica cosa che accomuna questi luoghi è la vera e propria strage di donne. Solo nel 2011, racconta il giornalista di Presadiretta, sono state uccise 137 donne, una ogni 3 giorni. Ma nel 2012 cosa accadrà? La stima approssimativa e parziale dell’anno in corso conferma tale cifra. E il tutto non fa notizia, fa parlare i tg per un minuto scarso, crea scalpore nell’ascoltatore per un momento e poi si cambia pagina perché si pensa che non tocchi mai a noi, ai nostri vicini di casa, alle nostre famiglie e che le povere vittime di questi omicidi vivano in contesti d’ignoranza e povertà. Iacona però ci dice e ci conferma che non è così, che a essere vittime sono donne di varie tipologie e classi sociali che hanno l’unica colpa di incontrare nella loro strada un mostro. Ammazzate di botte, stuprate, bruciate o mutilate: la violenza e l’efferatezza delle modalità con cui vengono colpite a morte stordisce e colpisce. Prima dell’omicidio di solito c’è la persecuzione, la violenza domestica o la minaccia. Il giornalista, reso celebre da Michele Santoro in Samarcanda, ci costringe ad aprire gli occhi e a guardare in faccia la sconcertante realtà che porta un Paese come l’Italia a una percentuale di vittime pari ai Paesi del terzo mondo. Con Strage di donne Iacona aiuta il lettore a comprendere questo fenomeno e a far luce su cosa legittima gli uomini a sentirsi ancora così forti e così protetti.

Trauma
Una nuvola nera si allarga su un disegno a gessetto: si aggiunge al giallo dei cerchi del sole, al rosso della macchina davanti alla casa. Tilde, cinque anni, nascosta sotto il tavolo, incolla gli occhi sulla madre, intenta a cucinare. I colpi alla porta, prima quasi impercettibili, si fanno a un tratto più violenti. In pochi drammatici minuti la bambina assiste immobile, con il fiato sospeso, al brutale assassinio della donna. Nel silenzio che segue, una macchia scura satura il foglio; i gesti della bimba si fanno ampi, disperati, nervosi.
In tutt’altra parte della città, la psicoterapeuta Siri Bergman e la sua collega e amica Aina incontrano, in un nuovo progetto sperimentale, un gruppo di donne vittime di violenza: cinque storie drammatiche di amori ingannevoli, brutalità e degrado. Il destino della piccola Tilde si intreccia a quello di Siri e delle altre donne; in una gelida Stoccolma autunnale il comune bisogno di giustizia e rinascita si tramuta in una spietata caccia all’assassino. Una lucida fotografia dell’universo delle mura domestiche; un disarmante ritratto delle perversioni e delle derive dell’amore.


Ferite a morte
Ferite a morteNon basta un megafono per farti sentire se da tre mesi sei in fondo a un pozzo, nessuno ti trova e non sai più come gridarlo che sei lì, proprio dietro casa, e che è stato tuo marito a buttartici. Non bastano le parole per chi è costretta a lucidare il superattico di un petroliere per pochi euro al mese, tra botte e tentativi di violenza, finché un giorno, per non impazzire, "sceglie di diventare un raggio di luce dorata" impiccandosi al lampadario di cristallo. O per chi faceva la commessa in un negozio di intimo: suo marito l'ha strangolata "con un paio di mutandine modello Folie de Paris, nuova collezione pura seta, taglia 42, inserti in pizzo sintetici. Euro 27. Ottima scelta". Questo libro è anche una pièce teatrale che Serena porterà in scena con un grande cast di donne della cultura e dello spettacolo (Lilli Gruber, Geppi Cucciari, Susanna Camusso, Malika Ayane) nell'occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.  Le vittime di femminicidio riprendono voce per un momento per raccontarci le loro vite, in queste pagine e nello spettacolo che Serena ha tratto dai suoi scritti: le storie portate in scena e quelle narrate nel libro si tengono per mano, lungo la strada impervia ma obbligata della presa di coscienza e dell'azione concreta.

Mia per sempre 
Solo nel 2012, in Italia, sono state 120 le donne uccise dal proprio ex, senza contare quelle scomparse e di cui non si hanno più notizie. L'omicidio all'interno della coppia non è un fenomeno nuovo, ma rispetto al passato a colpire è la tragica escalation nel numero e nella ferocia, e il fatto che le vittime sono quasi tutte donne. Cinzia Tani affronta una delle più drammatiche emergenze del nostro tempo raccontando alcuni tra gli ultimi e più efferati delitti, ma soprattutto scavando alle radici del problema, nel tentativo di fare giustizia (con l'aiuto di criminologi, psicologi e magistrati) dei tanti luoghi comuni con i quali si tende a mascherare il fatto che le donne devono ancora misurarsi con una violenza di genere che le conquiste sociali non sono riuscite a debellare. Chiamare questi delitti "passionali" o "della gelosia", frutto di un accesso di rabbia o di un momento di "blackout", sostiene l'autrice, significa solo cercare alibi per gli assassini. Invece, di solito l'uccisione della donna avviene dopo un lungo periodo di minacce, violenze psicologiche e fisiche, e la furia omicida si scatena quando, verificata la loro inutilità, l'uomo avverte il pericolo di essere abbandonato e di trovarsi solo. Ma non è la paura di perdere l'amore ad armare la mano del maschio e a rivolgerla contro la donna con cui spesso ha vissuto per anni, bensì un folle desiderio di possesso, un delirio di onnipotenza, per scongiurare una ferita narcisistica che, diversamente, non saprebbe sopportare.

1 commento:

  1. ho letto per scuola mia per sempre di Cinzia Tani all'inizio l'ho trovato un pò pesante ma poi mi ha aperto gli occhi su un problema che non conoscevo bene e che a parere mio ci vuole ancora un bel pò di tempo per risolverlo...

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