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martedì 12 luglio 2016

Alla scoperta dei cibi coreani con Le cesoie di Busan

Buongiorno lettori, oggi sono di fretta perché tra un po' devo andare ad una laurea a Parma e quindi mi aspetta un bel viaggetto. Ma prima volevo lasciarvi questo post molto gustoso *-*
Lo so, vi sto stressando da qualche settimana con Le cesoie di Busan, libro di Karen Waves. Ma se mi è piaciuto tanto e l'autrice è fantastica io che posso farci? U.U

Oggi infatti io e Karen vogliamo farvi conoscere qualcosa di più riguardo la cucina coreana, che è molto presente nel suo libro. Prima però lasciatemi presentare ancora una volta il libro, per chi non lo conoscesse ancora (in questo caso, dovete recuperare!).

LE CESOIE DI BUSAN
194 pp. | €9,98 (cartaceo) | €0,99 (eBook)
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Quando Valentina conosce Won-ho capisce subito tre cose: la prima, che è la persona più antipatica che abbia incontrato in Corea; la seconda, che le sue labbra bellissime non possono cambiare questo fatto; e la terza, che se le chiederà di uscire gli dirà sicuramente di no.
Dopotutto, non hanno niente in comune: solo un pessimo carattere, un umorismo tagliente, la profonda insofferenza per tutto ciò che non si possa fare in tuta e la passione che li consuma ogni volta che si incontrano.
Ma Won-ho è tanto abile nel convincere Valentina quanto lo è a potare gli alberi di Busan e così, tra picnic al chiaro di lampione e caldi pomeriggi nei frutteti, la loro relazione cresce e l’attrazione si fa sempre più intensa.
Anche se la coinquilina di Valentina insiste che si stanno innamorando e che sono fatti l’uno per l’altra, la famiglia di Won-ho si oppone e Valentina si trova di fronte a una scelta difficile.
La storia d’amore con Won-ho sopravviverà, o lei e il suo appassionato potatore hanno i baci contati?

Vi lascio di seguito i vari link dei post in cui ho parlato del libro.
Recensione Le cesoie di Busan: qui;
Recensione Bad Girl, la novella della serie: qui;
Presentazione Bad Girl + presentazione di Wo-ho e intervista a Karen Waves: qui.

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Arriviamo adesso al bello del post *-* ecco qualche informazione sulla cucina coreana, buon appetito!

Brevi avventure gastronomiche di Karen Waves in Corea del Sud

“Antonio” annunciai fermissima una sera. “Oggi si mangia coreano.”“Bene”, mi rispose burbero, “purché si mangi nei prossimi dieci minuti e non ci siano troppi piatti da lavare.”Sorrisi: avremmo mangiato in cinque minuti, ma di piatti da lavare (per lui) ne sarebbero rimasti moltissimi.

gogigui
Il rapporto dei coreani col cibo è differente da quello che abbiamo noi italiani, che tendenzialmente mangiamo una portata o due a pasto. Un pranzo coreano è composto da una pietanza principale, come per esempio carne cotta in padella con salsa piccante, o una zuppa di soia e verdure, del riso bianco e vari contorni, che secondo la tradizione devono includere cinque colori e tre tipi di sapori diversi. A meno che non si decida di fare la grigliata (gogigui), in cui si mettono a tavola piatti di carne e pesce ancora crudi, un braciere portatile, alcuni contorni (banchan) e foglie di lattuga con riso e salse per fare involtini (ssam). Il tutto si mangia, naturalmente, con le bacchette di metallo e non di legno come in Giappone.


banchan 
Confusi? È possibile. Quando cominciai a vedere k-drama (serie televisive coreane), il cibo era una delle cose che mi affascinavano di più: guardavo i protagonisti studenti che, nonostante vivessero in desolata povertà, disponevano tanti piccoli piatti diversi sulla tavola (anche se forse nella vita reale avrebbero dovuto accontentarsi di riso e alghe nori, ma gli sceneggiatori di k-drama sono noti per il loro ottimismo). Ho osservato uomini d’affari celebrare un nuovo contratto chiedendo imperiosi alla cameriera “manzo coreano di prima qualità!” e facendoselo portare ancora sanguinante.

ramyeon
Un’altra ossessione culinaria coreana ben rappresentata nelle serie televisive è quella per il ramyeon (la Corea batte persino il Giappone per il consumo di noodles istantanei!), gli spaghetti istantanei: cucinati da soli e mangiati direttamente dalla pentola usando il coperchio come piatto per un’atmosfera di casalinga tristezza, o divorati da una cup in piedi al bancone della bottega sotto casa. Oppure, sorpresa!, mangiati direttamente dalla confezione senza cuocerli, come se fossero patatine croccanti.


Ho sempre amato cucinare e, quando mi sono appassionata alla Corea, ho cominciato a documentarmi sulla cucina, preparando ricette da sola a casa e portando fidanzato e amici in lunghe escursioni in macchina per trovare ristoranti coreani da provare. “Per una volta i tuoi ragazzini ballerini hanno portato a qualcosa di buono” ha commentato un amico scettico ma sazio dopo la nostra prima esperienza di grigliata coreana. E quando mi sono messa a scrivere di un’italiana in Corea, il cibo è stata una delle cose di cui ho voluto parlare. Anche se a tutti può mancare il cibo di casa, e il momento più commovente per la mia protagonista Valentina nelle Cesoie è quello in cui il suo potatore le prepara la polenta con il cavallo, non volevo che fosse la classica studentessa all’estero che non si degna neppure di provare il cibo locale e si lamenta per la mancanza di lasagne e spaghetti.

E così ho parlato di tteokbokki, gnocchi di riso con salsa piccante, kimbap, rotoli di riso, pesce e verdure avvolti in foglia d’alga, e poi cibo cinese secondo i coreani, che ne sono appassionati e hanno varianti specifiche nazionali sui piatti mandarini, tanto che alcuni ristoranti cinesi americani hanno un menu diverso per i piatti sino-coreani.

tteokbokki e kimbap

Per noi occidentali il cibo coreano è allo stesso tempo familiare e diverso: piccante, ricco di carne, di spaghetti, di gnocchi, zuppe anche a colazione, ma anche di combinazioni e porzioni diverse dalle nostre. Un pranzo coreano è come un mosaico di sapori e la grigliata una vera attività di gruppo, in cui ci si passano piatti, ci si scambiano le pinze per la carne, ci si offrono a vicenda gli involtini di lattuga.

Allo stesso tempo, in Corea, un paese che negli ultimi vent’anni ha visto una velocissima crescita economica, il cibo è una questione di status symbol, e quello che ci si può permettere di mangiare dice molto sulla classe sociale e la ricchezza personale. Ho cercato di trasmettere anche questo nei miei libri, descrivendo il modo in cui mangiano il mio eroe, Won-ho, e la coinquilina di Valentina, Yae-rim.

Yae-rim, una ragazza raffinata, di famiglia benestante e con un fidanzato della stessa classe sociale, si fa portare continuamente in ristoranti europei, possiede una macchina per il caffè espresso ed a colazione mangia croissant freschi di pasticceria (anche se per guardare k-drama con Valentina non disdegna i tteokbokki).

miyeok guk

Won-ho, invece, appartiene a una famiglia molto più modesta e mangia in maniera tradizionale. All’inizio di Bad Girl sua madre gli prepara zuppa d’alghe (miyeok guk) per colazione, il tradizionale piatto che i coreani preparano per il compleanno; per pranzo ha il bi bim guk su, spaghetti freddi piccanti con uovo e kimchi, il cavolo fermentato amatissimo in Corea, che è stato “ospite speciale” al padiglione della Corea del Sud a Expo Milano 2015.






bi bim guk su e kimchi

Ho scritto di cibo non solo per riempire una scena, dimostrare che avevo fatto ricerca o dare un tocco più autentico all’ambientazione, ma per aggiungere una dimensione in più ai personaggi e al loro retroterra, al tipo di persone che sono.

Il cibo è uno degli aspetti più immediati di una cultura diversa, una cosa che letteralmente ci entra sotto la pelle, ci cambia, diventa parte di noi. Dopo aver scoperto la Corea del Sud, tentare di riprodurre questi sapori e questo modo di mangiare così diverso da quello cui sono sempre stata abituata mi ha fatta sentire più vicina al paese che stavo scoprendo. E descrivere il cibo che i miei personaggi mangiavano, quello che piaceva e non piaceva loro, ha dato corpo al mondo che costruivo.

Intanto, nella vita reale, mi sono fatta una mappa mentale dei ristoranti coreani delle città del nord Italia; ho segretamente propinato kimchi a mio padre nel giorno del suo compleanno e l’altro giorno, tornando a casa, ho trovato Antonio che tutto fiero mi fa: “Stasera si mangia coreano. Ho trovato la ricetta del pollo marinato con soia, zenzero e olio di sesamo (dak bulgogi) su Google”. Mi sono commossa. Ora non ci resta che trovare i soldi per andare a Busan e mangiare del delicatissimo hoe (pesce crudo) in riva al mare...



Che ne pensate di questi piatti?
Non vi è venuta fame? *-*

2 commenti:

  1. Mi hai fatto venire voglia di assaggiare queste prelibatezze. Il libro non lo conosco ma mi ha incuriosito non tanto la trama quanto l'atmosfera.

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    1. Ti consiglio vivamente il libro ^^ magari prova a leggere la novella gratuita. Per quanto riguarda i piatti, spero di provarne qualcuno *-* sembrano deliziosi!

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