Intanto oggi vi lasciamo una nuova intervista dedicata a Daniela Montella, autrice de "Il corpo dei ricordi" che ho avuto la possibilità di leggere (molto bello) e che ho recensito QUI.
Ciao Daniela. Prima di addentrarci nel
mondo del tuo romanzo, parliamo un po’ di te. Ti definiresti un’artista? Cosa
pensi sia importante per uno scrittore o un coltivatore dell’arte nel suo
insieme?
Non potrei mai definirmi un'artista, non
fa proprio parte di me. Mi sembra un “titolo” inutile. All'ultimo che mi si è
presentato così ho fatto le condoglianze; fortunatamente, dopo quell'episodio
non mi ha più rivolto la parola.
Quale pensi sia il giusto significato
da associare al connubio arte-vita?
Insistere, perseverare, insistere ancora,
ripetere fino allo sfinimento e andare ancora avanti. Ma vale in ogni momento
della vita, per ogni situazione esistente, non solo nell'ambito artistico.
Il teatro, insieme alla scrittura, è
una delle tue passioni. Quanto tempo riesci a ritagliare loro?
Meno di quanto vorrei, ma per fare un
lavoro degno bisognerebbe dedicare ogni ora di veglia (e anche parecchie di
sonno) alla causa, cosa che ancora non riesco a fare. Ma ci sto lavorando.
Quale significato attribuisci a queste
due forme di espressione? E quale messaggio hai voluto infondere nel tuo
romanzo?
Che la felicità è inutile se ostentata, e
invece oggi è l'unica forma con cui viene accettata e riconosciuta. Bisogna
mostrarsi felici, come se fosse indispensabile per esserlo davvero; come se gli
altri che ti considerano felice siano una conferma di quello che senti. Ma è
importante lasciar fluire tutto in sé, il bene e il male, la gioia e la
tristezza, e trattarli per quello che sono: elementi personali, da non dover
condividere a tutti i costi. Che non bisogna avere paura del dolore, o finirà
per schiacciarti.
Il tuo è un romanzo che parla,
ovviamente non solo, di morte. Ho trovato analogie con il romanzo “Le
intermittenze della morte” di Saramago, non so se lo conosci. Come mai la
scelta di questo tema tanto caro alla letteratura?
Sì, e l'ho trovato geniale! Anche se l'ho
letto quando l'idea de “Il corpo dei ricordi” era già formata, quindi non so
quanto abbia influito sul risultato. Quanto al tema, in realtà non l'ho scelto
a tavolino... anzi, non l'ho scelto e basta, è capitato. La storia mi è venuta
in mente dopo un episodio molto triste della mia, anche se ci ho messo un po' a
decidermi di scriverla. Ci ho messo più tempo a pensarla; in sé l'atto pratico
mi ha preso pochissimo tempo.
La sensazione che ho avuto leggendo,
come ho scritto nella recensione, è di un ambiente sterile, asettico, immobile.
C’è qualche connessione con la nostra realtà?
Evoluzione tecnologica e guerra a parte,
il mondo del libro ha solo connessioni con la realtà. Per me il mondo è
esattamente come nel libro. Mi sembrano tutti distanti, lontani, come protetti
da una patina che non permette di toccarli davvero. Perfino il rapporto con la
morte mi sembra simile: sembra quasi un argomento tabù, così come lo è
qualsiasi cosa connessa alla tristezza, al dolore o alla paura. Non c'è davvero
nulla di male nell'essere tristi, ma per come è fatto il mondo oggi è come se
lo fosse; ammettere una debolezza sembra quasi una cosa di cui vergognarsi.
Quindi sì, direi che a parte degli ovvi elementi il mondo di Yolande è proprio
come il nostro.
Ricordi. Altro elemento fondamentale
nel tuo romanzo. Potrebbero essere la nostra salvezza?
Da soli, non credo. I ricordi sono inutili
senza un cuore in grado di sentirli, ed è quello che mi sembra manchi davvero.
Almeno, questo è quello che manca nello Stato.
Eppure, nel romanzo, sembri affermare
che la sola infusione dei ricordi, eventi passati, emozioni, non sia forse
sufficiente a riportare in vita il “vero io”. Cosa altro manca?
Come dicevo prima, il cuore. Anche se
sembra tanto una frase da Bacio Perugina. Forse quello che manca davvero è
l'anima in grado di sentire quei ricordi, riviverli, lasciare che ci salvino o
ci definiscano o ci facciano capire quello che non vogliamo essere. Non a caso
il romanzo si apre con una citazione di James Hillman, che sul “fare anima” ha
basato quasi tutti i suoi studi.
Yolande, reietta del romanzo,
sovversiva nei confronti del sistema. Eroina distopica o personaggio di una
tragedia greca?
Penso che sia più affine a un personaggio
della tragedia greca: affronta un destino che le è imposto e cerca di
combatterlo, a suo modo, ma la volontà degli dei (o, nel caso del romanzo,
della volontà dello Stato) è sempre inappellabile e tende a schiacciare tutto
quello su cui si posa. Sia chiaro: non è sovversiva per il piacere di esserlo,
né vuole essere diversa. Yolande è fragile, insicura – e, come si può
constatare nella seconda metà del romanzo, nasconde un'aggressività pericolosa.
È una debole che si lascia sopraffare dalla vastità della sua stessa debolezza.
Non è uscita come la immaginavo all'inizio, devo dire la verità. Credevo fosse
più coraggiosa. Ma la verità è che non conosci davvero i tuoi personaggi finché
non li scrivi.
Hai altri progetti futuri? Io
personalmente spero di leggere ancora altro.
Ho diverse storie in cantiere. Per ora sto
cercando di concentrarmi solo su una di queste, ma è difficile. Vorrei poter
fare tutto insieme... anzi, se potessi scriverei su due computer
contemporaneamente!... ma devo imparare a contenere l'entusiasmo; è una storia
molto delicata, ha bisogno di essere vissuta, non posso lasciarmi distrarre da
altre cose. Spero di poterti accontentare.Ringraziamo ancora Daniela e vi lascio, per chi se lo fosse perso, il suo romanzo con il consiglio sincero di comprarlo e leggerlo ^^
IL CORPO DEI RICORDI
Milena Edizioni | 206 pp. | €12,00
In un paradiso terrestre come lo Stato, unico custode della cultura umana in un mondo ormai devastato dalle guerre, la morte è diventata illegale. Paura e dolore sono ridotti ai minimi termini e la tristezza è mal tollerata. Ogni difetto viene eliminato con un colpo di bisturi. Eventuali giovani morti, vittime di incidenti o malattie, tornano in corpi nuovi pieni di ricordi del passato. Yolande, cresciuta dai seguaci di un culto della morte, fatica a inserirsi nel mondo perfetto. Fra ricordi dolorosi e sogni funesti, il suo unico desiderio è quello di sembrare normale. La situazione precipita quando riceve una telefonata inaspettata: Kristof, il suo amato marito, è appena morto.
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