IL MISTERO DEL MARE
Nutrimenti | 463 pp. | €19,50
Nei primi anni del Novecento, quando fu dato alle stampe "Il Mistero del Mare", Bram Stoker era una delle figure più in vista dell'alta società londinese, da oltre vent'anni assistente personale di Henry Irving, il più acclamato attore vittoriano, e autore di alcuni libri di discreta popolarità, tra cui Dracula, "la miglior storia di demoni che abbia letto da molti anni a questa parte", come ebbe a scrivergli Arthur Conan Doyle. Proprio l'immensa fortuna di Dracula. che dopo la morte di Stoker s'impose tra i capolavori della narrativa del terrore, ha inevitabilmente gettato ombra sul resto dell'opera dello scrittore irlandese. Così, anche "Il Mistero del Mare" ha finito per vivere una lunga stagione di oblio, restando pressoché sconosciuto ai lettori di molte parti del mondo, e fin qui inedito pure in Italia. A leggerlo oggi, nel centenario della morte del suo autore, questo romanzo dal sapore avventuroso e dall'atmosfera fosca si rivela un'opera sorprendente, ben più di quanto la sua avversa sorte editoriale possa far supporre. Fulcro dell'intera vicenda è la ricerca di un antico tesoro, un capitale di monete e lingotti che lo Stato Pontificio, alla fine del sedicesimo secolo, aveva destinato alla corona di Spagna per conquistare l'Inghilterra e convertirla al cattolicesimo. Archibald Hunter, protagonista e narratore, è l'uomo scelto dal fato per sbrogliare una vicenda irta di pericoli, intorno alla quale convergono le mire di molti attori.
Ho iniziato a leggere la prima pagina di questo romanzo con entusiasmo e aspettative molto alte ma purtroppo, la verità è proprio questa, non mi è piaciuto. Mentirei se non dicessi di averlo finito con estrema fatica, andando a rilento, soffermandomi sulla stessa pagina per diversi minuti, non avendo assolutamente nessuna curiosità che mi mettesse nelle condizioni di avere proprio il desiderio di andare avanti e divorare le pagine capitolo dopo capitolo. Per me è stato assolutamente un mattone, difficile da digerire.
Una cosa che, forse più di tutte, questa volta non ho apprezzato è stata l'eccessiva pomposità della scrittura. Troppi dettagli, descrizioni troppo prolungate e fini solo a se stesse, frasi su frasi ad allungare la narrazione, periodi troppo lunghi e poco "importanti" al fine della storia: tutto questo toglie vivacità alla storia narrata rendendola piatta e poco dinamica. E invece ci si aspetterebbe proprio il contrario da un romanzo che ruota intorno all'azione, all'avventura, al mistero. Si respira un'aria di staticità, di immobilità. Gli stessi personaggi non assumono particolari caratteristiche, non fanno entrare il lettore in empatia con loro, sono figure che si muovono e si comportano in maniera quasi scontata senza lasciare, così come la storia, un minimo di colpi di scena che diano un gusto più frizzante alla lettura. Sembrano figure stereotipate da cui non ci si aspetta altro se non la recitazione scolastica di battute già prefissate. O almeno questa è la sensazione che ho avuto io. Eppure è un peccato essendo la storia costituita da un intreccio di più filoni narrativi che confluiscono tra di loro ma che appaiono poveri, o comunque non degnamente ricchi, di quella suspence e di quella imprevidibilità che avrebbe reso il romanzo molto più apprezzabile. La storia di Archibald Hunter si intesserà con quella di Gomala, Marjory Drake (con la quale nascerà una storia d'amore carica di sentimento e che lo porterà sino a rischiare la propria morte), profezie e vecchi segreti da svelare risalenti a molti secoli prima.
Eppure qualcosa da salvare c'è sempre. Quello che ho apprezzato è stato l'elemento misterioso-soprannaturale che tanto ci ricorda le atmosfere di "Dracula": in questo caso non si tratta di vampiri ma di visioni, eserciti di spiriti che camminano, voci del Fato che richiamano il dono della Preveggenza, caratteristica peculiare sia della vecchia Gomala che del protagonista. Insomma, anche in questo romanzo, c'è una certa attenzione nei confronti del destino, di forze non umane che si insinuano nell'operato degli uomini, nei confronti dell'ignoto. Ma questa sfumatura sembra essere completamente soffocata dalla narrazione e non evidenziata ed esaltata in maniera adeguata. Insieme a questo, un altro elemento interessante è stato inserire alla fine del libro delle appendici che spiegassero il metodo per decifrare tutti i codici segreti, importanti da svelare al fine della scoperta del tesoro, nonchè alcune vicende storiche utili a capire il background.
Un libro diverso dal conosciutissimo "Dracula", un po' più acerbo e meno attraente.
Una cosa che, forse più di tutte, questa volta non ho apprezzato è stata l'eccessiva pomposità della scrittura. Troppi dettagli, descrizioni troppo prolungate e fini solo a se stesse, frasi su frasi ad allungare la narrazione, periodi troppo lunghi e poco "importanti" al fine della storia: tutto questo toglie vivacità alla storia narrata rendendola piatta e poco dinamica. E invece ci si aspetterebbe proprio il contrario da un romanzo che ruota intorno all'azione, all'avventura, al mistero. Si respira un'aria di staticità, di immobilità. Gli stessi personaggi non assumono particolari caratteristiche, non fanno entrare il lettore in empatia con loro, sono figure che si muovono e si comportano in maniera quasi scontata senza lasciare, così come la storia, un minimo di colpi di scena che diano un gusto più frizzante alla lettura. Sembrano figure stereotipate da cui non ci si aspetta altro se non la recitazione scolastica di battute già prefissate. O almeno questa è la sensazione che ho avuto io. Eppure è un peccato essendo la storia costituita da un intreccio di più filoni narrativi che confluiscono tra di loro ma che appaiono poveri, o comunque non degnamente ricchi, di quella suspence e di quella imprevidibilità che avrebbe reso il romanzo molto più apprezzabile. La storia di Archibald Hunter si intesserà con quella di Gomala, Marjory Drake (con la quale nascerà una storia d'amore carica di sentimento e che lo porterà sino a rischiare la propria morte), profezie e vecchi segreti da svelare risalenti a molti secoli prima.
Un libro diverso dal conosciutissimo "Dracula", un po' più acerbo e meno attraente.
molto interessante ^_^
RispondiEliminaHo appena finito di leggere a mi volta “Il mistero del Mare” di Bram Stoker e mi ritrovo nella tua recensione.
RispondiEliminaDopo una primissima parte avvincente, la sensazione che mi ha dato arrivando a metà è stata di leggere lunghi momenti in cui l’autore approfondisce sue passioni o si cala (troppo) in un amore ideale con una donna ideale. Ed è proprio questo “ideale” che ritrovo nella tua descrizione dei personaggi. Lo stesso protagonista non è mai descritto se non dalle sue azioni e le sue caratteristiche vengono fuori man mano e sempre casualmente in linea con quanto necessario in quel momento, sempre forte e vincente (come, ancora, una proiezione ideal di sé). Come se non ci fosse una struttura del personaggio, ma che questo si sia stato creato man mano e, a volte, un pó a caso.
A proposito di “casualità”, sono rimasto molto infastidito dal suo eccessivo uso negli accadimenti più importanti (spesso più volte allo stesso modo, penso ad esempio a come Don Escoban scopre dal libro dimenticato sulla scrivania che i protagonisti conoscono il segreto e come in seguito sempre lo spagnolo viene a sapere dai piccoli forzieri dimenticati sul tavolo del ritrovamento del tesoro, in entrambi i casi presentandosi a casa a sorpresa).
Al di là del destino o del Fato, qui tutto accade con troppa precisone e puntualità: incontri, discendenze, case prese in affitto che per caso appartengono ad altri elementi importanti della storia, amicizie di vecchia data che per caso sono legate alla storia, case costruite per caso proprio sui luoghi fulcro della storia, ecc, e trovo sia questa casualità, che definirei approssimazione, a tenere distante il lettore.
È come se ci fosse dell’ingenuità di fondo che cozza con la precisione delle descrizioni e dei dialoghi, come se lo scritto fosse davvero frutto dell’innamorato (follemente) protagonista del libro.
Per concludere, trovo molto piacevole la primissima parte (che sembra un racconto a sé e che effettivamente non c’entra nulla con quasi tutto il resto della storia) e l’avventura finale, che reputo molto ben scritta e capace di evocare con intensità luoghi, atmosfere e situazioni. Diciamo che su 500 pagine ne avrei tolte tranquillamente 250 nella parte centrale.
(Ps. Ma alla fine di tutto, qual’è “Il segreto del Mare”??)