Lo scorso 13 Giugno a Roma, Casa Bellonci, si è tenuto il tanto atteso spoglio che ha decretato i cinque finalisti del Premio Strega, ormai giunto alla sua 72^ edizione. I votanti sono ben 660 aventi diritto e questo rende non semplice la proclamazione del vincitore.
Ma per conoscere il nome del vincitore o vincitrice dovremo aspettare il 5 Luglio, giorno in cui si terrà finalmente la proclamazione.
Chissà se quest'anno rivedremo una donna con il primo tra le mani (l'ultima donna ad aver vinto fu Melania Gaia Mazzucco nel 2013); oppure se ancora una volta verrà premiato un libro edito Einaudi. Insomma, le "scomesse" e il toto-Strega sono aperte, ma intanto scopriamo insieme chi sono i cinque finalisti!
LA RAGAZZA CON LA LEICA
Guanda | 336 pp. | €18,00
Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia.
Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna.
Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt’altro motivo, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante.
È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro.
Ma per chi l’ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.
Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna.
Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt’altro motivo, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante.
È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro.
Ma per chi l’ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.
RESTO QUI
Einaudi | 192 pp. | €18,00
Quando arriva la guerra o l'inondazione, la gente scappa. La gente, non
Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi
ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di
fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della
diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che
nessuno le potrà mai togliere: le parole.
«Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare».
L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E cosí, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina. Il nuovo grande romanzo del vincitore del Premio Campiello 2015, già venduto in diversi Paesi prima della pubblicazione.
«Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare».
L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E cosí, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina. Il nuovo grande romanzo del vincitore del Premio Campiello 2015, già venduto in diversi Paesi prima della pubblicazione.
LA CORSARA. RITRATTO DI NATALIA GINZBURG
Neri Pozza | 464 pp. | €18,00
Dalla nascita palermitana alla formazione torinese, fino al definitivo
trasferimento a Roma, Sandra Petrignani ripercorre la vita di una grande
protagonista del panorama culturale italiano. Ne segue le tracce
visitando le case che abitò, da quella siciliana di nascita alla
torinese di via Pallamaglio – la casa di Lessico famigliare –
all’appartamento dell’esilio a quello romano in Campo Marzio, di fronte
alle finestre di Italo Calvino. Incontra diversi testimoni, in alcuni
casi ormai centenari, della sua avventura umana, letteraria, politica, e
ne rilegge sistematicamente l’opera fin dai primi esercizi infantili.
Un lavoro di studio e ricerca che restituisce una scrittrice complessa e
per certi aspetti sconosciuta, cristallizzata com’è sempre stata nelle
pagine autobiografiche, ma reticenti, dei suoi libri più famosi.
Accanto a Natalia – così la chiamavano tutti, semplicemente per nome –
si muovono prestigiosi intellettuali che furono suoi amici e compagni di
lavoro: Calvino
appunto, Giulio Einaudi e Cesare Pavese, Elsa Morante e Alberto Moravia, Adriano Olivetti e Cesare Garboli, Carlo Levi e Lalla Romano e tanti altri. Perché la Ginzburg non è solo l’autrice di un libro-mito o la voce – corsara quanto quella di Pasolini – di tanti appassionati articoli che facevano opinione e suscitavano furibonde polemiche. Narratrice, saggista, commediografa, infine parlamentare, Natalia è una “costellazione” e la sua vicenda s’intreccia alla storia del nostro paese (dalla grande Torino antifascista dove quasi per caso, in un sottotetto, nacque la casa editrice Einaudi, fino al progressivo sgretolarsi dei valori resistenziali e della sinistra).
Un destino romanzesco e appassionante il suo: unica donna in un universo maschile a condividere un potere editoriale e culturale che in Italia escludeva completamente la parte femminile. E donna vulnerabile, e innamorata di uomini problematici. A cominciare dai due mariti: l’eroe e cofondatore della Einaudi, Leone Ginzburg, che sacrificò la vita per la patria, lasciandola vedova con tre figli in una Roma ancora invasa dai tedeschi, e l’affascinante, spiritoso anglista e melomane Gabriele Baldini che la traghettò verso una brillante mondanità: uomini fuori dall’ordinario ai quali ha dedicato nei suoi libri indimenticabili ritratti.
appunto, Giulio Einaudi e Cesare Pavese, Elsa Morante e Alberto Moravia, Adriano Olivetti e Cesare Garboli, Carlo Levi e Lalla Romano e tanti altri. Perché la Ginzburg non è solo l’autrice di un libro-mito o la voce – corsara quanto quella di Pasolini – di tanti appassionati articoli che facevano opinione e suscitavano furibonde polemiche. Narratrice, saggista, commediografa, infine parlamentare, Natalia è una “costellazione” e la sua vicenda s’intreccia alla storia del nostro paese (dalla grande Torino antifascista dove quasi per caso, in un sottotetto, nacque la casa editrice Einaudi, fino al progressivo sgretolarsi dei valori resistenziali e della sinistra).
Un destino romanzesco e appassionante il suo: unica donna in un universo maschile a condividere un potere editoriale e culturale che in Italia escludeva completamente la parte femminile. E donna vulnerabile, e innamorata di uomini problematici. A cominciare dai due mariti: l’eroe e cofondatore della Einaudi, Leone Ginzburg, che sacrificò la vita per la patria, lasciandola vedova con tre figli in una Roma ancora invasa dai tedeschi, e l’affascinante, spiritoso anglista e melomane Gabriele Baldini che la traghettò verso una brillante mondanità: uomini fuori dall’ordinario ai quali ha dedicato nei suoi libri indimenticabili ritratti.
QUESTA SERA È GIÀ DOMANI
e/o edizioni | 224 pp. | €16,50
Genova. Una famiglia ebraica negli anni delle leggi razziali. Un
figlio genio mancato, una madre delusa e rancorosa, un padre saggio ma
non abbastanza determinato, un nonno bizzarro, zii incombenti, cugini
che scompaiono e riappaiono. Quanto possono incidere i risvolti
personali nel momento in cui è la storia a sottoporti i suoi inesorabili
dilemmi? È possibile desiderare di restare comunque nella terra dove ci
sono le tue radici o è urgente fuggire? Se sì, dove? Esisterà un paese
realmente disponibile all’accoglienza?
Alla tragedia che muove dall’alto i fili dei diversi destini si
vengono a intrecciare i dubbi, le passioni, le debolezze, gli slanci e i
tradimenti dell’eterno dispiegarsi della commedia umana.
Una vicenda di disperazione e coraggio realmente accaduta, ma
completamente reinventata, che attraverso il filtro delle misteriose
pieghe dell’anima ci riporta a un tragico recente passato.
IL GIOCO
Mondadori | 526 pp. | €20,00
La cosa più affascinante del sesso non è il sesso, ma tutto ciò che gli
ruota attorno: in una sola parola, la vita. È per questo che Leonardo,
Eva e Giorgio, dovendo parlare di sesso, raccontano le rispettive
esistenze (audaci e innocenti allo stesso tempo) a un intervistatore che
vorrebbe scrivere un libro sul piacere, e che invece si ritrova in
continuazione a fare i conti con il loro dolore. Del resto, nel gioco
erotico, tutto è così terribilmente intrecciato: non solo il piacere e
il dolore, ma anche la trasgressione e le regole, la libertà e il
possesso, l'eccitazione e la noia, l'io e la maschera. Quelle che i
nostri eroi indossano in questo romanzo corrispondono ai tre ruoli
chiave del gioco: Leonardo (nome in codice: Mister Wolf) è il bull,
maschio alfa che applica al sesso seriale la disciplina e la
meticolosità degli antichi samurai, Eva (la First Lady) è la sweet,
regina e schiava del desiderio maschile, Giorgio (il Presidente) è il
cuckold, tradito consenziente che sguazza nella sua impotenza ma non
rinuncerebbe mai a manovrare i fili. Insieme formano il triangolo più
classico e scabroso dell'intera geometria erotica, quello in cui
l'ossessione maschile di possedere e offrire l'oggetto del proprio
desiderio s'incastra con l'aspirazione della donna ad appartenere,
finalmente, solo a se stessa. Recitano dei ruoli, Mister Wolf, la First
Lady e il Presidente. Ma quanto più il corpo è il loro abito di scena,
tanto più la loro anima si denuda, rivelando ai nostri occhi l'umanità
struggente, tenera, e talvolta esilarante, di tre protagonisti fuori
dagli schemi, eppure così simili a ciascuno di noi.
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