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martedì 21 marzo 2017

Recensione: L'uroboro di corallo

Cari lettori sono tornata!! Quest'anno gli esami mi stanno portando via davvero tanto, troppo, tempo. Ma in questi giorni dovrei essere un po' più libera e quindi spero di poter recuperare il tempo perso.
Inizio subito quindi lasciandovi una recensione che aspetta un po' di essere letta!

Ringrazio la Salani per avermi dato la possibilità di leggere questo libro.

L'UROBORO DI CORALLO
Salani | 324 pp. | €15,90

Può un’eredità imprevista cambiarti la vita, anche se non sei più giovanissima e non ti aspetti più nulla dal mondo? Sì, se l’eredità è una spilla di corallo a forma di uroboro. Di un suo supposto potere magico è convinta Anastasia, una donna ‘all’antica’, insicura e piena di remore, che vive l’abbandono del marito come una colpa e ha congelato la propria esistenza nell’attesa di un suo improbabile ritorno. L’eredità dell’amante del nonno, un palazzetto in una zona malfamata di Catania e una scatola piena di cianfrusaglie tra cui l’uroboro, è l’occasione per cambiare tutto.Intorno ad Anastasia un mondo di personaggi vivi e reali: le tre cugine ‘continentali’, la figlia Nuvola con i capelli viola e il suo bizzarro mestiere, l’altra figlia Doriana, che scopre le gioie e i dolori dell’adulterio, e poi ancora il notaio-cuoco Matteo e l’inquietante cavalier Santospirito con le sue rocambolesche manovre per impossessarsi del magico uroboro. Ma specialmente Igor, il primo amore di Anastasia, che potrebbe tornare dalla Guadalupa e rimettere tutto in discussione…Un romanzo immerso nei caldi colori mediterranei, in cui ironia e fiducia nel cambiamento aprono nuove, meravigliose strade.

L’Uroboro di corallo è un romanzo dallo stile frizzante, che vede protagoniste tante donne, diverse ma legate dalla parentela. La figura maschile appare offuscata, come una presenza in secondo piano. 
Protagonista principale del libro è Anastasia, una donna che seppur non più tanto giovane, dopo essere stata lasciata dal marito, intraprende una vita nuova che sembra non appartenerle, ma che le consente di conoscere realmente il mondo e di divertirsi, andando contro i canoni che la madre le ha sempre imposto, della donna servizievole e solo casa e chiesa. 
Anastasia si rende conto di essere libera e di poter fare quello che vuole, grazie all’uroboro di corallo ereditato da una zia. Una spilla in cui è raffigurato un serpente che si morde la coda, simbolo di rinascita, che sembra averla cambiata e averle portato fortuna fin dal primo giorno. Si ritrova infatti ad affrontare viaggi, a ricercare un uomo conosciuto durante l’infanzia e che l’aveva chiesta in sposa da bambina, oppure ad essere corteggiata da un colonello. Cose che per Anastasia fino ad allora erano impensabili, per una donna rispettabile come lei. 
Insieme a lei, conosceremo anche le vite delle figlie e delle cugine. Donne dalle personalità diverse, così come diverse sono le loro vite, ma che insieme riescono a riconoscere la loro forza e la loro indipendenza. Così come Nuvola, una delle due figlie, che seppur alla ricerca disperata di un uomo con cui mettere su famiglia, visto l’avanzare dell’età, si rende conto di quanto sia importante iniziare dal capire sé stessi. Oppure Doriana, la sorella di Nuvola, che per evadere dai problemi coniugali
decide di andare con un altro uomo, rendendosi conto solo a quel punto di quanto sia stata felice con il marito.
Ognuna insomma con i suoi problemi ci regala piccole emozioni e piccoli insegnamenti di vita.
Insieme a queste storie ce ne sono altre, che fanno da cornice, ma che arricchiscono il libro. Forse però sono troppe. Infatti nonostante la lettura sia stata piacevole, credo che l’autrice abbia voluto mettere fin troppe cose dentro, rendendo il tutto impersonale e poco lineare. Le storie sono legate solo da un sottile filo, per il resto sembra un’accozzaglia di idee. Anche l’uroboro così centrale nella storia, in realtà non ha a che fare con le storie per esempio di Nuvola e Doriana.
Belle sono però le descrizioni della Sicilia, regione descritta in questo caso nel periodo invernale, cosa abbastanza originale, perché ci permette di osservare, attraverso gli occhi delle protagoniste, una Sicilia che solitamente siamo abituati a vedere solo con le tinte gialle del sole. 
Insomma la storia parte bene e le idee di base sono buone, ma poi penso che l’autrice si sia persa strada facendo, volendo strafare e concentrandosi troppo poco sulla vera protagonista della storia. 
Un libro leggero e divertente da leggere in pochi giorni, da cui però non bisogna aspettarsi molto altro. 


VOTO:

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