Newton Compton | 256 pp. | €10,00
Silvia ha quasi quarant’anni, vive e lavora a Parigi e ha una relazione difficile con Alain, un uomo sposato che da mesi le racconta di essere sul punto di lasciare la moglie. Dopo tante promesse, sembra che lui si sia finalmente deciso, ma la fatidica sera in cui dovrebbe trasferirsi da lei, le cose non vanno come previsto. E Silvia, in una spirale di dolore e umiliazione, decide di farla finita con quell’uomo falso e ingannatore e di riprendere in mano la sua vita. Alain però non si dà per vinto, e Silvia non è abbastanza forte da rimanere indifferente alle avances dell’uomo che ama... Dopo giorni e notti di disperazione, viene convinta dalla sua migliore amica a fare visita a un bizzarro terapeuta, il signor O’Flahertie, che sembra sia capace di curare le persone con la letteratura. Grazie ad autori come Oscar Wilde, Italo Calvino, Gustave Flaubert, Mary Shelley, e al potere delle loro storie, Silvia comincia a riflettere su chi sia realmente, su quali siano i suoi desideri più profondi e su cosa invece dovrebbe eliminare dalla sua vita...
Prima di iniziare a leggere questo libro avevo già letto diverse recensioni non molto entusiaste e quindi, per fortuna, ho iniziato la lettura con non troppe speranze, con la paura di rimanerne delusa. Ora che sono giunta alla fine ammetto che neanche io sono riuscita pienamente ad amare Aspettami fino all’ultima pagina, nonostante la trama sia abbastanza originale.
Silvia è la protagonista dell’intera storia, quasi quarant’anni ma ferma alla visione dell’amore che hanno gli adolescenti. Da anni infatti ormai è “intrappolata” in una relazione malsana in cui lei fa la parte dell’amante e da cui non riesce a tirarsene fuori. Innamorata di un uomo, Alain, che palesemente la usa solamente per le sue voglie sessuali, Silvia non è in grado da sola di affrontare una separazione da quell’uomo, che ogni volta le dice di amarla ma poi non rispetta le promesse.
È qui che entra in gioco il signor O’ Flahertie, terapeuta dai metodi originali e quanto mai efficaci. Infatti, sfruttando la passione di Silvia e dei suoi pazienti per la letteratura il vecchio O’ Flahertie sa sempre come affrontare i loro problemi con l’aiuto dei libri e dei messaggi nascosti al loro interno, affinché siano loro stessi ad arrivare a capire cosa cambiare e come andare avanti.
Intorno alla figura del vecchio terapeuta aleggia un’aria intrisa di mistero, che aumenta la curiosità del lettore. E forse è anche l’unico aspetto che valga la pena approfondire e per cui continuare a leggere. Perché effettivamente per quanto la storia di Silvia possa sembrare interessante non sono riuscita ad entrare in sintonia con la protagonista.
Parlando di Alain, l’uomo che causa tanto dolore alla protagonista, sembra una figura sfocata, vagamente descritta e che per l’intera storia ci rimane velato. Se da un lato questo può dare fastidio, dall’altro credo che sia una buona scelta fatta dall’autrice. In fondo Alain è l’uomo che Silvia deve dimenticare e che in realtà, seppur sia difficile ammetterlo per la protagonista, non ha davvero un significato importante nella sua vita. Così come da amante è assente, anche nelle descrizioni ci risulta poco tangibile.
Come dicevo il signor O’Flahertie è l’unica nota davvero positiva della storia, un anziano simpatico che sa sempre quali parole usare per far risvegliare Silvia dalla sua infatuazione. Nel finale troviamo anche un bel colpo di scena legato alla sua figura.
Insomma Aspettami fino all’ultima pagina è un libro carino da cui non aspettarsi molto, dalla trama originale ma purtroppo non sfruttata a pieno. Forse sono i personaggi, o forse è la storia così com'è raccontata, non so ma fatto sta che risulta un libro leggero, senza uno scopo preciso secondo me. Però non mi sento di bocciarlo completamente perché comunque lo stile dell’autrice aiuta a far scorrere velocemente la lettura e portarla a termine, quindi alla fin fine è pur sempre un libro con cui potrete passare un paio d'ore quando proprio non avete altro da fare.
Voi avete letto questo libro?
Che ne pensate?
Trovo anch'io che la tram sia poco sfruttata, sarebbe uscito fuori davvero un bel libro!
RispondiEliminaEsattamente, è la cosa che ho pensato appena ho finito di leggere. Un vero peccato!
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