sabato 30 novembre 2013

Il calendario dell'avvento di Un buon libro non finisce mai

Buongiorno lettori, nell'aria si respira già l'aria di Natale. Nella mia città iniziano a vedersi nei balconi le luci di natale *_* e tra un paio di settimane arrivano pure le vacanze. Quest'anno per Natale abbiamo pensato al tradizionale calendario dell'avvento che molti di voi avranno a casa.


Noi abbiamo preparato questo calendario, vi piace?
Ogni giorno dall'1 al 24 Dicembre apriremo una casella e scopriremo insieme a voi cosa c'è all'interno. ^^

Potremmo trovarci: 
  • Interviste ad autori
  • Interviste a disegnatori 
  • Giveaway di libri
  • Giveaway di gadget libreschi


Questo è il post per le iscrizioni all'intero evento. Potrete iscrivervi in qualsiasi momento, dal giorno di pubblicazione di questo post fino al 24 Dicembre. 
Abbiamo deciso di mettere poche e semplici regole per agevolarvi la partecipazione. 

1) Essere follower del blog, basta cliccare su "Unisciti a questo sito" nella barra a sinistra.
2) Commentare questo post e i post dei vari giveaway ai quali vorrete partecipare.
3) Lasciate nei vari post le vostre email, così in caso di vittoria possiamo contattarvi.
4) Ogni partecipante potrà vincere un solo giveaway, per dare la possibilità a più persone di vincere.
Sceglieremo i vincitori in diversi modi, a volte dipenderà dai vostri commenti, altre faremo il sorteggio tramite il sito random.org, vi aggiorneremo ogni giveaway.


Tenetevi pronti per domani!! ^^





mercoledì 27 novembre 2013

Narrami O Musa: vincitore prima sessione!

Finalmente carissimi seguaci del blog siamo lieti di annunciare che è stato eletto dalla giuria di blogger, il vincitore della nostra prima sessione del contest letterario, il cui tema era "Il viaggio". Vi lasciamo al brano che ha raggiunto il podio. Fateci sapere cosa ne pensate! Vi ricordiamo inoltre che è aperta la seconda sessione di "Narrami O Musa" cui siete tutti invitati a partecipare (questo è il link Narrami O Musa, seconda sessione).


Giro di Boa
"Paralizzata. Sono più fissa di un vagone abbandonato sulle rotaie di una stazione in disuso. 
Flight no. XXX to Frankfurt International now boarding at Gate…
Lo zaino si ammoscia sulle spalle, mentre cerco di fissare il tabellone con le destinazioni. Controlli a posto. Carta d’imbarco alla mano. Visto timbrato sul passaporto. Bagaglio da stiva che forse nemmeno arriverà – ho la strana tendenza a perdermi le valigie, per distrazione mia o altrui.
Basta. Ho tutto.
Tutto.
Perché, allora, me ne sto andando?

“È una questione di stile – mi disse una volta Antoine – o ce l’hai, o non ce l’hai.”
“Cosa?”
“Il sangue giusto. Quello che ribolle e brucia ogni volta che sta fermo.”
“Ah.”
“Per esempio, tu sei arenata.”
“Certo. – risposi, senza convinzione.
“Parlo davvero. Ti sei spiaggiata senza motivo. – insistette lui – Non te ne puoi stare semplicemente così, immobile, convinta di essere già tutto quello che potresti diventare.”
“Fino a prova contraria, io lo sono. – ribattei, stizzita dal discorso.
“Balle. Nessuno lo è.”
“Quelli senza il sangue che dici tu, allora?”
“Ma sono diversi. – sbuffò, accendendosi una sigaretta – Chi non ha la verve giusta nelle vene è chi tenta più disperatamente di fuggire.”
“Fuggire, dici?”
“Certo. – annuì, inspirando a fondo – Fuggire dal punto d’arrivo. Fuggire da sé stessi.”

Vallo a capire, Antoine. Lui che il mondo l’ha già saggiato in ogni suo aspetto, nei suoi quarant’anni non ha fatto altro che fuggire, stando a come ne parla la gente. Infida, la gente di paese; prevalgono le sue chiacchiere su qualsiasi scorta di dignità umana.
Eppure, forse proprio lui ha capito il meccanismo per aprirsi al mondo. Ma invece che rivelarne la chiave di lettura, tende a suggerire dei falsi indizi, cosicché solo chi è realmente motivato ne scopra la menzogna e cerchi davvero di andare al succo delle cose, viaggiando per vie alternative.
Fidarsi di una persona simile senza comprenderla è pressoché impossibile.
Per quello lo scorso aprile, dopo due settimane che Antoine aveva levato le tende verso non definita meta, ho deciso di mollare tutto.
Perché dopo l’ennesimo modulo di bilancio, allo stesso posto, al quarto anno di fila in praticantato ti rendi conto che forse le tue priorità vanno riviste. Anche gettando le reti dove non avresti mai pensato di poter pescare qualcosa.

Avrei potuto scegliere un altro mezzo. L’aereo mi mette ansia. Non ho problemi con treni, bus, tram, navi, risciò. Ma, imperterrita, scelgo sempre l’aereo. Mi viene istintivo, come istintivo mi verrebbe da domandarmi il perché di quest’inclinazione. Come sempre, lascio perdere.
La mia vita ha questa cadenza. Domande, tante domande.
Domande su chi, su cosa o perché. Domande con se e con ma, con i dubbi e con i forse.
Domande poste dagli altri, domande poste da me stessa.
Di qualsiasi tipologia, domande che rimangono in sospeso. Tipo quando ti proponi di fare qualche chiamata che hai in mente da un po’ e poi, in un modo o nell’altro, finisci col dimenticarti semplicemente della tua intenzione.
Lasci le cose a fermentare da sole e ti tagli le prospettive. Puramente e causticamente quel che ho combinato negli ultimi vent’anni.
“Non è un metodo così sbagliato, – mi suggerì Antoine – semplicemente è mal interpretato e molto mal applicato. E a lagnarti non è che migliori.”
Penso fosse in buona fede, col senno di poi. Mi venne da insultarlo, all’epoca, ma me la prendevo pressoché con tutto. Con me stessa, in prima linea. Con lui, per essere così criptico. E sempre con lui, perché sapevo benissimo che aveva ragione.
Non volevo inserire la marcia giusta e avrei continuato, imperterrita, a viaggiare con costanza sulla mia monotona autostrada.
Almeno, così pensavo. Ma mi scattò qualcosa, quella mattina al lavoro.
Uno di quei rari momenti di totale lucidità, in cui finalmente intravedi la tua vita, che da una distanza considerevole inizia a gridare per invitarti a raggiungerla.
Il mio capo mi rise in faccia, quando mezz’ora dopo mi dimisi.
“E dove pensi di andare, così? – sogghignò, mentre me ne andavo.
Mi fermai, la mano sulla maniglia. Avevo una risposta, la più semplice, completa e sincera che avessi mai potuto trovare. Quella che mi convinse che davvero quella scelta era opportuna.
“Con un po’ di fortuna, avanti. – gli dissi – Io vado avanti.”

Dopo quattro ore in questa posizione, l’ansia è totalmente svanita. Non subentra nemmeno la noia, come mi sarei aspettata. La consapevolezza di quell’“Avanti” pronunciato ad alta voce si fa sentire, forte e sicura. A vele spianate, sto giungendo alla svolta, quel giro di boa che, una volta compiuto, mi porterà nel tratto più complesso e meraviglioso del mare da affrontare.
Non fuggo, ma per la prima volta vivo.

Fuori dall’oblò, nubi sottili velano la visuale notturna sottostante.
Mi aspetta molto, al mio atterraggio. La comunità che mi accoglie ha molte difficoltà, ultimamente. Dovrò rimboccarmi le maniche e impegnarmi come non mai, per ogni minima cosa. Ma in fondo è quel che sono venuta a fare.
Sono finalmente in viaggio.
E vado avanti."

Lara Corsini


Ricordiamo ai vari partecipanti che possono richiedere la propria posizione e scheda di valutazione all'email: eziocammisa@hotmail.it.

Grazie a tutti per aver partecipato e vi aspettiamo 
per la seconda sessione!







martedì 26 novembre 2013

La conosci questa? #8

Continuiamo con grandissimo entusiasmo ad ampliare il nostro vocabolario quotidiano! Ammetto che ogni tanto utilizzo le parole nuove che imparo e le pronuncio con un certo orgoglio: cosa vogliamo di più dalla vita? E nel frattempo mi sento anche ignorante perché molte molte molte parole non le ho mai sentite!



La conosci questa? è una rubrica che nasce dalla nostra idea di ricercare vocaboli italiani, poco usati e poco conosciuti. Infatti, sono tantissime le parole italiane che sono riposte nel vocabolario senza che quasi nessuno ne sappia l'esistenza. Con questa rubrica vogliamo riportare alla luce nuove parole e sfidarvi... voi conoscete queste parole?


Anchiloṡato p.p. di anchilosare [der. di anchilosi] Paralizzato per anchilosi; arto anchilosato ( il braccio gli è rimasto anchilosato); in usi fig., rigido, o intorpidito: sentirsi tutto anchilosato; avere la mente, la memoria anchilosata.
Guia s. f. [dal germ. wīsa], letter. – Modo, maniera, forma, soprattutto in locuzioni generiche, come in tal g., in altra g., in questa o di questa g., in varia g., in nessuna g., e sim.; non com. il plur.: in diverse guisein tutte le guiseTrasmutabile son per tutte guise (Dante). Anticam. anche foggia di vestire, moda, costume. 

Tetràgono agg. e s. m. [dal gr. τετράγωνος, comp. di τετρα- «tetra-» e -γωνος «-gono»]. Fermo, costante, resistente a ogni urto e contrarietà; irremovibile: è un uomo t.ha un carattere t.si dichiarava t. a ogni tentativo di corruzioneera un’idea fissa, radicata, t. a qualunque esperienza (Soldati); questo sign. deriva dai noti versi di Dante avvegna ch’io mi senta Ben tetragono ai colpi di ventura (Par.XVII, 23-24), e il concetto della stabilità, della fermezza viene alla parola dall’accezione, che ebbe anticam., di «cubo, figura cubica».





Voi le conoscete? Ne avete trovata qualche altra strana? 
Fateci sapere!!




lunedì 25 novembre 2013

Recensione: Charlotte di Antonella Iuliano

Buon inizio di settimana a tutti ^^ io inizio la settimana con una bella recensione. Un libro che guadagna il massimo dei voti  e così si aggiunge alla lista dei libri migliori letti nel 2013!!

CHARLOTTE

AUTORE: Antonella Iuliano
EDITORE: La Caravella
PAGINE: 240
PREZZO: 13,00

Charlotte sa di non essere una ragazza comune e spesso si domanda perché preferisce alla realtà il mondo immaginario racchiuso dentro di sé. Qualcosa le bussa dentro anche se non sa cosa. Quando però per la prima volta i suoi occhi si posano sulle pagine scritte da una delle famose sorelle Brontë, quel qualcosa improvvisamente esce allo scoperto.
Charlotte avverte finalmente un senso di appartenenza e una sete di sapere che la porterà a conoscere una donna, la signora Cloe, il cui passato riposa tra pagine dimenticate e grazie alla quale scoprirà l’immenso valore della letteratura. Conoscerà donne che amavano leggere, donne che amavano scrivere, le cui parole hanno attraversano i secoli.
E così “come Charlotte Brontë” diventerà il motto della sua vita.




Ho iniziato la lettura di questo libro con grande entusiasmo, avevo già letto dei pareri molto positivi e la mia curiosità finalmente è stata placata. Concordo in pieno con tutti coloro che hanno amato questo libro, davvero non potevo desiderare lettura migliore. Charlotte introduce il lettore nel mondo che tutti noi amiamo, il mondo creato dai libri, il mondo che riusciamo a creare con la nostra immaginazione ogni qualvolta leggiamo o scriviamo.
La protagonista ha sedici anni quando per la prima volta si imbatte nella lettura di una delle sorelle Brontë, il libro che la fa avvicinare alla lettura è Cime Tempestose. A partire da questo libro per la piccola Charlotte nasce un amore incontrollabile per i libri Classici, ma soprattutto per quelli delle sue scrittrici preferite: le sorelle Brontë. Così anche grazie all'aiuto e alla compagnia della signora Cloe, Charlotte continua a leggere, ogni giorno non vede l'ora di tornare da scuola per poter leggere e guardare quella libreria piena di libri. Ma l'amore per la lettura, porta ad una passione ancora più forte, la scrittura. Non le rimane che scrivere su carta tutto ciò che sente e che la emoziona.
Seguiremo la protagonista nel suo percorso da semplice lettrice ad affermata scrittrice. La storia non mancherà di emozioni e colpi di scena. Il lettore sarà veramente attratto dalle pagine, una dopo l'altra ci trasporteranno nella vita di Charlotte, l'accompagneremo nel suo cammino, provando le sue gioie e i suoi dolori.
Il libro è pieno di frasi stupende, vi riporto una frase che mi ha colpito particolarmente:
«La lettura che è una costrizione ti lascia ben poco, forse solo il ricordo di amare ore passate ad assolvere un dovere, ma la lettura per passione è uno dei pochi piaceri autentici della vita e ti resta nel cuore. Peccato che molte persone non sappiano apprezzare il tesoro che possono ricavare da un buon libro».
Non c'è molto da commentare riguardo questa frase, credo che rispecchi un po' il pensiero di tutti noi. E Charlotte è sicuramente un buon libro, che considero un tesoro. Sono davvero contenta, che un libro del genere sia di un'autrice italiana.
La lettura di questo libro è semplice e scorrevole, potrete leggerlo in pochi giorni e non appena avrete finito ci rimuginerete sopra ancora e ancora, perché non è un libro che si scorda facilmente, a parer mio. Inoltre, leggendo questo libro mi è venuta troppa voglia di leggermi Jane Eyre di Charlotte Brontë, che non ho mai letto.

Non mi rimane che consigliarlo a tutti i lettori, riuscirete ad amare la storia semplice ed emozionante di Charlotte, dalla prima all'ultima pagina. Si merita il massimo dei voti!


VOTO:





martedì 19 novembre 2013

La conosci questa? #7

Oggi devo studiare e quindi non potrò scrivere recensioni, perciò ho deciso di pubblicare una nuova puntata della nostra rubrica La conosci questa?, anche perché è un bel po' che non vi faccio leggere parole nuove!


La conosci questa? è una rubrica che nasce dalla nostra idea di ricercare vocaboli italiani, poco usati e poco conosciuti. Infatti, sono tantissime le parole italiane che sono riposte nel vocabolario senza che quasi nessuno ne sappia l'esistenza. Con questa rubrica vogliamo riportare alla luce nuove parole e sfidarvi... voi conoscete queste parole?

afflato s. m. [dal lat. afflatus -us, der. di afflare: v. afflare], letter. – Alito, soffio, soprattutto in senso fig.: tutto caldo dell’adell’ammirazione (Carducci); apoetico,alirico, estro, ispirazione poetica; adivino, ispirazione divina. Anticam. anche effluvio, esalazione: i cattivi adel veleno (Muratori).


mefìtico agg. [dal lat. tardo mephitĭcus, der. di mephitis «mefite»] (pl. m. -ci). – Che ha odore fetido, irrespirabile, malsano: aria m.; esalazioni m.; miasmi m.; gas,vapori mefitici. In senso fig., corrotto, depravato moralmente: un ambiente mefitico. In chimica, aria m., antica denominazione dell’anidride carbonica e dell’azoto. ◆ Avv. mefiticaménte, non com., con esalazioni mefitiche: i miasmi della palude impregnavano mefiticamente l’aria.


protèrvia s. f. [dal lat. tardo protervia, der. di protervus «protervo»]. – Superbia insolente, arroganza ostinata, sfrontata, petulante, spesso accompagnata a ira, a rancore: la sua pmi esasperami guardò ancora incerta, ad ogni modo senza più traccia della sua dolorosa p. (Landolfi).


Voi le conoscete? Ne avete trovata qualche altra strana? 
Fateci sapere!!



lunedì 18 novembre 2013

Recensione: Le parole che cambiano tutto di Susanna Bissoli

Buongiorno followers, oggi vi ho programmato questa recensione, così mentre sono a scuola voi potete leggerla, visto che dopo dovrò studiare e non avrò il tempo.
La recensione che vi faccio leggere oggi, è di un libro che ho acquistato questa estate, dal camioncino di Pianissimo (ne approfitto per anticiparvi che a Natale il camioncino ripartirà per un altro viaggio).

LE PAROLE CHE CAMBIANO TUTTO

AUTORE: Susanna Bissoli
EDITORE: Terre di mezzo
PAGINE: 136
PREZZO: 12,00


Dopo aver lasciato l'uomo con cui viveva in Grecia, Arianna torna a Ronco, vicino a Verona, e qui si trova a fare i conti con il padre, chiuso e taciturno, e con il ricordo della madre scomparsa di recente. Un giorno scopre per caso di avere un fratellastro nelle Marche, una storia giovanile che suo padre non ha mai raccontato a nessuno (o almeno così crede Arianna), e parte per conoscerlo: la resa dei conti con il genitore a questo punto sarà inevitabile.

"Susanna Bissoli è bravissima"
Matteo B. Bianchi

"Susanna riesce a maneggiare la malattia e il dolore restando miracolosamente gioiosa"
Paolo Cognetti



Quando ho comprato questo libro non sapevo cosa aspettarmi, se un libro strappalacrime o semplicemente un libro un po' più impegnativo. Ora che sono giunta alla fine, ci sto ancora rimuginando sopra. Sicuramente è stato davvero un libro un po' impegnativo per le tematiche che tocca, ma di sicuro non è stato così struggente come pensavo. Il titolo “Le parole che cambiano tutto” non poteva che essere più azzeccato...

Non sai quante volte con tua mamma mi dicevo Adesso quando torna, adesso quando esce dal bagno, adesso quando si volta. Ma non ce l'ho fatta. E' difficile dire le parole che cambiano tutto.

La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista Arianna, che tornata dalla Grecia dopo aver lasciato l'uomo che amava, va a vivere nella casa del padre. Un uomo taciturno, che sta chiuso in sé stesso. Un giorno il destino, però, decide che sia giunta l'ora per Arianna di scoprire la verità, così per caso viene a conoscenza di un segreto che il padre si tiene dentro da un po': Arianna ha un fratellastro. Ma com'è possibile? Perché suo padre non gliene ha mai parlato?
Così alla ragazza non rimane che affrontare il padre e catapultarsi nel passato, nei ricordi del padre.
Come recita la trama è sicuramente “Un romanzo commovente sulla fragilità umana e sulle conseguenze dell'amore...”.

Un libro davvero che entra nel cuore di chi lo legge, che riesce a provare tutte quelle sensazioni che prova la protagonista.
E' una lettura scorrevole, che potete leggere anche in un giorno. L'autrice usa un linguaggio molto semplice e alla portata di tutti. L'unico “difetto”, se così si può definire, che ho riscontrato sono i dialoghi non virgolettati. Sinceramente non avevo mai letto un libro nel quale si usasse questo stile e proprio per questo ho voluto chiedere una motivazione all'autrice (vi riporto le sue parole):
è il mio stile, che è più vicino alla lingua parlata che scritta. Comunque ci sono tanti autori che per motivi diversi non fanno uso di virgolette e a volte neanche di punteggiatura.
E mi ha riportato l'esempio di Faulkner, che personalmente non ho mai letto. Però l'ho trovato ugualmente un piccolo difetto, in quanto non riuscivo bene a concentrarmi, perché spesso mi capitava di leggere un dialogo come una frase normale e solo dopo, dovevo tornare indietro perché mi rendevo conto del mio errore.
A parte questo, è stata davvero una bella lettura, che consiglio a tutti i tipi di lettori. Anche perché è un libricino quindi potete leggerlo in poco tempo, senza nessuna fatica.



VOTO:


domenica 17 novembre 2013

I libri editi dalla casa editrice Ernestodilorenzo

Tempo fa vi abbiamo postato un'intervista fatta all'editore della nostra città, Ernesto Di Lorenzo (qui). Poi per il problema che ho avuto al ginocchio, non ho potuto più parlarvene, ma finalmente riesco a trovare il tempo per presentarvi le loro pubblicazioni...

UN'ISOLA CHIAMATA ZINGARO

AUTORE: Enzo Di Pasquale
EDITORE: ernestodilorenzo
PAGINE: 192
PREZZO: 14,90


LA NATURA SFAVILLANTE DELLO ZINGARO, I RITI E I RITMI DI UNA SICILIA ARCAICA, UNA DONNA BELLA E INQUIETA, UN MISTERIOSO DELITTO, UN SEGRETO AFFIDATO AL MARE.
Un’altra storia al femminile raccontata da Enzo Di Pasquale. Protagonista del suo nuovo romanzo è Teresa, che vive nello Zingaro degli anni Trenta-Quaranta del Novecento, un microcosmo apparentemente lontano dai drammatici eventi di quei decenni.
Ancora giovanissima, Teresa sposa Bernardo, un uomo forte, generoso ma rozzo che rimane vittima di un inspiegabile agguato in un sentiero dello Zingaro.
In un andirivieni di anni, quasi seguendo il ritmo di una clessidra, si svolge un’intrigante vicenda esistenziale: la sensualità di Teresa, la sua istintiva simbiosi col mare, il suo anelito di libertà. E l'ombra del passato. Fino ad un sorprendente colpo di scena finale.
Un intenso romanzo psicologico, un suggestivo affresco della Sicilia d'un tempo.




L'INFINITO NEL CUORE

AUTORE: Antonino Raspanti
EDITORE: ernestodilorenzo
PAGINE: 224
PREZZO: 23,00


Il senso della vita attraverso i temi universali della spiritualità. La ricerca della verità e la scoperta di Dio. Il silenzio e la parola, il dolore e la compassione, la fede e la libertà, la bellezza dell'arte e la nostalgia dell'assoluto. E ancora, il cristianesimo e la grande sfida del dialogo interreligioso. Un'intensa testimonianza umana e religiosa: il carisma, l'impegno pastorale e la riflessione teologica di un vescovo che riconosce nell'umiltà e nella dolcezza la strada della propria vita.




LO STUPORE DELL'ACQUA
AUTORE: Melo Minnella
EDITORE: ernestodilorenzo
PAGINE: 196
PREZZO: 19,90

Uno straordinario viaggio nel rapporto vitale dell’Uomo con l’Acqua. Dall’India al Guatemala, dal Vietnam alla Tunisia, dalla Cina a Cuba, dalla Birmania allo Yemen il grande fotoreporter siciliano esplora con il suo obiettivo gli aspetti naturali e culturali di un legame primordiale. L’Acqua come risorsa ambientale, come diritto universale, come elemento fondamentale di sopravvivenza. L’Acqua e il gioco, la religione, il lavoro.
Un eccezionale documento di antropologia e di vita con la prestigiosa prefazione di Padre Alex Zanotelli, irriducibile paladino dei diritti umani nel mondo e strenuo difensore dell’Acqua come bene comune. E con la suggestiva antologia Gocce d’Autore che raccoglie le più belle citazioni della letteratura sull’Acqua, da Hemingway a Calvino, da Hesse a Sciascia.



PIGMEO TRA I PIGMEI

AUTORE: P.Pierre Lombardo
EDITORE: ernestodilorenzo
PAGINE: 180
PREZZO: 19,90

Autobiografia, reportage fotografico, saggio antropologico, testimonianza d’impegno missionario, il libro “Pigmeo tra i pigmei” di P. Pierre Lombardo è il romanzo di una vita vissuta con l’Africa negli occhi e nel cuore. E’ il resoconto di quarant’anni di attività svolta da P. Lombardo in Congo, per l’emancipazione del popolo pigmeo. E’ il diario di una lunga convivenza con gli indigeni della foresta dell’Ituri, condividendone le tradizioni, le speranze, i pericoli della decennale guerra di quella regione. 
Pagina dopo pagina, il libro ripercorre l’esistenza di padre Pierre, dalla vocazione missionaria alle prime esperienze con i pigmei, dall’attività di promozione e divulgazione svolta in Italia alla creazione della missione di Byakato.
“Pigmeo tra i pigmei”, oltre che dai documenti fotografici, è arricchito dalle schede sugli usi e i costumi dei pigmei, dall’organizzazione sociale alla caccia, dalla pesca alla raccolta del miele.


POTETE VEDERE ALTRE PUBBLICAZIONI: QUI


sabato 16 novembre 2013

La spada di Allah: Il DIZIONARIO! Per tutti coloro che ne vogliono sapere di più...

Salve lettori, oggi voglio farvi leggere un post particolare (da come potete capire dal titolo). Tempo fa ho letto il libro La spada di Allah dell'autrice italiana Asia Francesca Rossi (qui la mia recensione) e ho pensato di chiedere spiegazioni riguardo nomi, termini, soggetti,... presenti nel libro, all'autrice e quindi ecco che abbiamo ideato questo piccolo dizionario!

Vi piace questo banner? ^^ L'ho creato io!!

A

Alchimia: sono una grande appassionata di storie in cui compaiono alchimisti, alambicchi, pozioni e questa particolare inclinazione la devo alla saga “Angelica Marchesa degli Angeli”. In questi romanzi storici, d’amore e d’avventura, come ricorderanno i numerosi fans, il protagonista maschile, Goffredo di Peyrac, è proprio un alchimista di eccezionale intelligenza condannato al rogo per i suoi esperimenti considerati eretici e il suo crescente potere che intimorisce perfino il Re Sole.
Da quando lessi per la prima volta i discorsi sull’alchimia del conte di Peyrac, mi innamorai di questa filosofia considerata “madre” della moderna chimica e iniziai a collezionare romanzi, ma anche saggi sull’argomento.
L’obiettivo dell’alchimia non era solo la ricerca della famosa pietra filosofale o la trasmutazione dei metalli. Si trattava di un vero e proprio percorso iniziatico, esoterico, filosofico e metafisico. Una vera e propria purificazione del corpo e dell’anima che si doveva intraprendere con consapevolezza e passione per lo studio.
L’alchimia come rito d’iniziazione, di formazione per il corpo e lo spirito, dunque. La stessa parola deriva dall’arabo “Al Kimiya”, “chimica” e discende direttamente dal greco khymeya, cioè “saldare, legare insieme”. Gli arabi, come noi, hanno una grande tradizione alchemica che credo vada riscoperta e riletta per capire gli uomini del passato e una parte di Storia che non deve essere trascurata. Ho l’impressione che questo tema tornerà ancora nelle mie storie…

Assedio di Vienna: un avvenimento storico di grande importanza, troppo spesso trascurato. Eppure nel 1683 si fronteggiarono non solo due eserciti, ma due religioni e due culture che, lo si voglia ammettere o meno, hanno molto in comune e fin dalla loro nascita si sono contrapposte e, nello stesso tempo, completate a vicenda. Un rapporto non sempre facile, quindi, ma nel quale gli scambi culturali, commerciali e religiosi sono stati molteplici e non possono essere ignorati.
L’assedio di Vienna fu una di quelle battaglie in cui si decidono le sorti del mondo e la sconfitta degli ottomani destabilizzò in maniera notevole tutto l’impero e le stesse basi su cui era stato fondato.
Infatti l’impero ottomano, data la sua estensione, non era facile da controllare, una sorta di gigante dai piedi d’argilla e questo disastro militare del 1683 non fece che acuire i problemi già presenti e un senso di inadeguatezza politica e militare latente.
Lo stesso Re Sole, in un primo momento, pensò che una vittoria turca potesse giovare alla sua politica estera e far risaltare ancora di più la Francia agli occhi del mondo, donandole immenso potere. Dovette ricredersi quasi subito; gli ottomani non si trovavano lì per “fare favori” a lui; le conseguenze di un loro trionfo ed eventuali accordi diplomatici non erano, poi, così scontati né per l’Europa né per il resto del mondo.
Da ricordare, inoltre, che entrambi gli eserciti impegnati nell’assedio, che culminò nella battaglia finale, erano logorati dalla fatica e dalle malattie. Il destino del mondo cristiano e di quello musulmano si giocò proprio “sul filo di lana”.
Infine, si deve dire che questo fu il secondo assedio di Vienna. Il primo, infatti, risale al 1529, sotto Solimano il Magnifico.
Una parte di Storia da studiare e da riscoprire, quindi, insieme allo stretto rapporto tra cristiani e musulmani.


H

Homunculus: Nel racconto c’è un noto riferimento alchemico: l’homunculus.
Infatti tra gli obiettivi degli alchimisti non c’era solo quello che tutti conosciamo, cioè trovare la mitica pietra filosofale e applicarne le proprietà di elisir di lunga vita e trasmutazione dei metalli in oro, ma anche creare la vita. L’homunculus è, dunque, una creatura leggendaria, una forma di vita dalle sembianze umane, come si dice oggi, “ricreata in laboratorio”.
Il primo a parlarne fu Paracelso (1493-1541) che spiegò, nel “De Natura Rerum”, come crearne uno.
L’homunculus, però, non fu esclusivamente l'oggetto di studio degli alchimisti occidentali, ma anche di quelli musulmani, come il celebre Jabir Ibn Hayyan (Geber).
Il Takwin era proprio questo: il procedimento per creare la “vita artificiale”.
Un esempio di "Homunculus"? Quello descritto nel Faust di Goethe, oppure, tenendo conto delle dovute differenze, il Golem del foklore ebraico.

Golem
Il Golem è materia "ruvida", "grezza", non ancora completata dal soffio divino che infonde l'anima.
Non ha volontà, non ha sentimenti, né pensieri, perché composto d'argilla, cioè materia e privo d'anima. Nella leggenda il Golem è un servo dotato di forza eccezionale e può essere creato solo da chi possiede una profonda conoscenza della Kabbalah e dei significati delle lettere ebraiche.
L'opera più famosa dedicata a questa leggendaria figura è, senz'altro, "Il Golem" di Gustav Meyrink.
Curiosità: nell'ebraico moderno "golem" vuol dire anche robot e, in effetti, può essere considerato come una specie di precursore dei robot moderni in letteratura.

Mandragora
Inoltre, anche la celebre pianta conosciuta con il nome di Mandragora è un esempio di homunculus. Fu Ippocrate a darle questo nome e, come tutti sappiamo, la mandragora è una pianta usata nelle pozioni delle streghe, degli alchimisti o dei maghi.
Ha proprietà anestetiche e la forma della radice ricorda vagamente una figura umana.
Nel corso dei secoli le sono state attribuite anche proprietà afrodisiache e magiche, come la trasformazione in animali attraverso la sua preparazione in uno speciale unguento.
Come dimenticare, poi, la pianta “urlante e a forma d’uomo” in Harry Potter?
Homunculus sensitivo

Ma c’è anche un altro esempio di homunculus, non legato all’alchimia, bensì alla medicina: l’homunculus sensitivo. E’ l’immagine che rappresenta tutti i nostri recettori cutanei, cioè la sensibilità di tutto il nostro corpo.
E’ rappresentato in modo sproporzionato e grottesco perché la sua immagine ricalca proprio le zone maggiormente ricettive, con più terminazioni nervose, come mani e bocca e che, per questo motivo, sono più grandi di altre parti.
L’homunculus sensitivo siamo noi…da dentro, in un certo senso.




I

Idea del racconto: mesi fa sono stata invitata dalla casa editrice La Mela Avvelenata a scrivere un racconto ucronico da inserire nell’antologia Sine Tempore, che uscirà a settembre. Ho subito pensato a questo avvenimento storico, che mi “girava in testa” da un po’ e a cui volevo dedicare un racconto o un romanzo. Quando ho finito di scrivere e consegnato, mi sono accorta che era appena uscito persino un film. Forse era tempo che se ne (ri) parlasse.

J
Jinn: i jinn sono creature misteriose, sovrannaturali, una sorta di trickster capaci di dare alle storie in cui sono protagonisti o comprimari delle svolte inaspettate e intriganti. La figura del genio nella lampada, per esempio, è un emblema che spiega in modo efficace la natura del jinn, che sa ingannare ma anche aiutare e quasi mai è “tutto buono” o “tutto cattivo”.
I jinn possono essere malvagi, giocare scherzi terribili, ma sanno anche proteggere, poiché si trovano al confine tra il mondo degli angeli e quello dei demoni e non rispondono alle regole umane e, molte volte, neppure a quelle divine. Il loro potere non è illimitato, ma il jinn sa mentire, nascondere e questo può generare equivoci a non finire. In più sono esseri quasi evanescenti, difficili da afferrare e anche da categorizzare ed estremamente mutevoli.
La parola jinn assomiglia molto al latino genius e, infatti, viene tradotta così oggi, ma inferno in arabo si dice “Gehenna” e non è escluso che questo termine sia legato all’origine del nome jinn.
Questa figura non è nata con l’Islam, ma esisteva già durante l’epoca preislamica (Jahiliyya, cioè ignoranza della parola di Allah).
La religione islamica, in realtà, ha contribuito a rendere i jinn delle creature in grado di portare scompiglio, ma svuotate di gran parte dei loro poteri e, quindi, del timore che possono incutere. Inoltre bisogna dire che esistono vari “tipi” di jinn (gli Ifrit sono molto conosciuti anche nella letteratura occidentale)
Un’opera interessante che si può leggere a proposito di queste figure oltre, naturalmente, Le Mille e Una Notte, è Notti delle Mille e Una notte di Nagib Mahfouz, che ha saputo reinterpretare con maestria un’opera entrata nell’immaginario collettivo mondiale.


O
Ottomani: no, non farò una lezione di storia sull’impero ottomano, tranquilli. Basta aprire uno dei tanti libri scritti in proposito per rievocare tutto il fascino, la magnificenza, gli intrighi, l’ascesa e il declino di un impero durato ben 623 anni, uno dei più longevi che il mondo abbia mai conosciuto. Costituito dal capostipite della dinastia ottomana, Osman I, conobbe il suo apogeo con Solimano il Magnifico e l’assedio di Vienna del 1683 segnò la fine dell’espansione ottomana che sembrava inarrestabile.
Il Novecento vide il tramonto di questo impero ed il suo smembramento dopo una lunga fase di declino. Molti equilibri geopolitici e situazioni di grande rilevanza e portata storico hanno origine proprio nella definitiva frantumazione della Sublime Porta (da rivedere la questione della Palestina o il genocidio armeno).
In questa sede non si pretende certo la completezza, né di poter esaurire in poche righe più di 600 anni di Storia, ma questa voce può essere uno spunto per andare a rivedere argomenti già studiati, approfondire aspetti diversi (non solo leggendo, ma anche rivedendo film come “Harem Suare” di Ozpetek, ambientato proprio nella fase del declino ottomano).



I PERSONAGGI:

A

Abdallah: "Gli errori si pagano e si accettano, ciò che è stato non si può cambiare, ma il futuro è ancora tutto da costruire. Solo la morte può distruggere la speranza e lui era ancora lì, vivo, seppur debole. Aveva sbagliato in passato, ma cos’è la vita se non una sequenza di tentativi più o meno riusciti per afferrarla e affrontarla?"
Da "La Spada di Allah".
Abdallah è un puro, un uomo onesto che ha sbagliato una volta sola nella vita, ma quell'unico errore rischia di costargli il futuro. Non è un debole e neppure un presuntuoso, solo un giusto che lotta per la vita e per l'amore, mettendo in gioco tutto, perfino se stesso.
Il suo "viaggio" è una vera e propria catabasi nel regno delle ombre della coscienza, nel magma oscuro che ognuno di noi tende a seppellire al di sotto della ragione; un rito di purificazione e, al tempo stesso, un modo per guardarsi dentro e dimostrarsi degno di essere ed esistere.
Per questo Abdallah è coraggioso: perché prima di sfidare i nemici, affronta se stesso, le sue paure, scendendo fino al ventre della terra, all'informe, alle Madri (ma in una interpretazione più islamica di queste, non strettamente goethiana, di ricerca della Luce perché Allah è Luce e la sua Spada, infatti, brilla di un bagliore eterno e divino).
Per il personaggio di Abdallah l'immagine che ho sempre avuto davanti è stata una sola: l'attore egiziano Hani Salama. Non molto famoso da noi, eccezion fatta per il film di Youssef Chahine “Il Destino” (1997), incentrato sulla storia del filosofo Averroè. Hani non è solo tra i miei attori preferiti, ma una sorta di vero e proprio "feticcio cinematografico e letterario" adorato fin dall'adolescenza. Una volta arrivata ad Alessandria d'Egitto, per continuare gli studi di lingua araba, scovai tutti i dvd dei suoi film grazie all’aiuto di un simpatico venditore di dischi che mobilitò altri amici di negozi vicini pur di trovarli.
Hani, un mito, così importante che ho l'impressione che lo "rivedrete" presto...

I

Ibrahim: "Voleva tutto: il trono e Noor, e li avrebbe avuti a qualunque costo".
Tratto da "La Spada di Allah".
Ibrahim è il malefico jinn-alchimista che vuole assoggettare il mondo.
Divorato dall'ambizione, Ibrahim non conosce scrupoli, la sua sete di potere e ricchezza non ha limiti. Vuole tutto e lo pretende subito, compreso l'amore di Noor, non importa con quale mezzo, leale o sleale che sia. 
Stanco di intrighi intessuti con maniacale pazienza all'ombra della Sublime Porta, ritiene sia giunta l'ora di occupare il posto che gli spetta...sul trono.
Se dovessi dare un volto a Ibrahim, sarebbe proprio quello, deciso, inquietante, dotato di una sorta di forza compressa, del mio attore preferito in assoluto: Christopher Walken. Lo vidi per la prima volta nel film “Il Cacciatore” e, da allora, ho sempre seguito la sua carriera. Un film tra tutti quelli che ha fatto per farlo scoprire a chi non lo conosce? “King of New York”, regia di Abel Ferrara.

N

Noor: "Tra i pochi membri della famiglia reale, ai quali il nuovo sultano aveva deciso di risparmiare la vita, vi era la principessa Noor, una delle più agguerrite ribelli alla nuova politica della Sublime Porta. Il suo atteggiamento indisponente, però, le era costato l’isolamento e la diffidenza di molti".
Tratto da "La Spada di Allah".
La principessa Noor è tanto bella quanto fiera, anima da guerriera in un corpo perfetto. Una figura attuale, una donna che non accetta di subire passivamente la volontà degli altri, degli uomini in special modo, decisa a tutto pur di difendersi e dotata di un coraggio che non lambisce mai l'incoscienza. Nel suo cuore non c'è traccia di arroganza, benché Noor non si possa certo definire umile.
Nata ed educata per essere una principessa, è perfettamente consapevole di discendere da una orgogliosa razza di sultani guerrieri e devoti ad Allah e da loro trae il coraggio per lottare e la dignità per sopravvivere alle tempeste della vita.
Non si fa illusioni Noor, sa cosa vuol dire essere donna tra le mura sigillate di un harem, ma questo non fa che rafforzare il suo proposito di scegliersi il destino perché, se da una parte l'amore è una catena che lega due anime, dall'altra può essere la chiave per la libertà...
Per Noor ho pensato alla bellissima attrice indiana Aishwarya Rai, con i suoi occhi vivi, stupendi e i capelli lunghi e lucenti. Tra i personaggi de “La Spada di Allah” di cui ho parlato sulla mia pagina fb, Noor è stata la più amata e apprezzata, forse per la bellezza, ma credo ci sia un motivo più profondo: il coraggio che le dona la forza di sperare. Noor è un personaggio da fiaba e di questi tempi c’è gran bisogno di sognare.


S

Sharif: «...Dai l’ordine alle truppe a Vienna di attaccare. Voglio conquistare il mondo!» gridò esaltato il principe, spalancando le braccia.
Principe Sharif (tratto da "La Spada di Allah").
Il principe Sharif non è solo un uomo arrogante, amante del potere e della ricchezza. E' un esaltato, dotato di lucida follia, un uomo per cui la religione è soltanto una facciata, la moschea il luogo in cui prostrarsi prima davanti alla magnificenza del sultano, poi di fronte ad Allah e la Sublime Porta un simbolo di gloria personale, una sorta di ariete con cui sbaragliare le difese nemiche.
Non ha regole, Sharif, né limiti. Dotato di una raffinata mente politica, incline all'intrigo e alla corruzione, non esita a servirsi di qualunque mezzo, se sleale ancora meglio, pur di ottenere ciò che vuole.
Il suo cuore è un deserto senza oasi.
L'attore egiziano naturalizzato tedesco Mido Hamada incarnerebbe perfettamente l'indole oscura di Sharif. (Forse lo avete visto in "I Sussurri del Deserto" in onda poche sere fa su Rai Uno, oppure in Sky Captain and The World of Tomorrow).


Spada di Allah: «In un tempo dimenticato» proseguì Faqr, «in un mondo che non era ancora il nostro mondo, Allah vedendo la malvagità degli uomini pianse». «E le sue lacrime si trasformarono nella lama della spada, mentre l’impugnatura venne forgiata dai primi uomini per non dimenticare il male commesso e il dolore arrecato all’Onnipotente» concluse Giahl.
Tratto da “La Spada di Allah”

La Spada di Allah è un emblema, un simbolo di purezza. Lacrime divine tramutatesi in lama su un'impugnatura forgiata da mano umana. E’ la coscienza che trafigge i cuori degli uomini, la voce interiore con cui tutti, presto o tardi, devono fare i conti. Una sorta di Excalibur islamica, strettamente legata al tema del viaggio. La Spada è un’arma che non deve cadere nelle mani sbagliate, un po’ come la nostra libertà di pensiero. Possiamo decidere se non tutto, almeno gran parte del nostro destino, ma questo vuol dire scegliere, lottare, soffrire, ascoltare la “voce interiore” anche quando vorremmo zittirla, assumerci la responsabilità di guardarci dentro e poi procedere dritti per il nostro cammino e questo richiede del coraggio, ma anche i consigli dei buoni amici fidati…

V

Viaggio: il tema del viaggio come catabasi, iniziazione, formazione è già stato trattato nelle voci dedicate ad Abdallah, all’alchimia e alla Spada, ma c’è un altro aspetto: viaggiare è sempre stata un’occasione di conoscenza sia per noi occidentali (molti sono gli esempi di esploratori nel mondo arabo-islamico) che per i grandi viaggiatori musulmani (uno su tutti, Ibn Battuta).
Il viaggio, per me, è vita che si aggiunge alla vita, perché quando partiamo siamo pronti a “deviare” in senso buono dalla nostra esistenza quotidiana per vivere in un altro posto e confrontarci con abitudini, lingue e religioni diverse. E’ davvero un arricchimento non solo interiore (come per Abdallah), ma anche culturale e sociale. Ripenso sempre con grande affetto al periodo che ho trascorso ad Alessandria d’Egitto e credo sia stata una delle esperienze più belle e importanti della mia vita finora.


Che ne pensate di questo dizionario? =D



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