martedì 10 marzo 2015

Recensione: Il visconte dimezzato di Italo Calvino

Buon pomeriggio ragazzi! Questo mese è iniziato pieno di letture e spero di poter leggere almeno un altro po' prima di immergermi nuovamente nello studio! Oggi vi presento la recensione di un libro che dovete assolutamente leggere  *_*

IL VISCONTE DIMEZZATO

Mondadori | 100 pp. | €9,50

Il narratore rievoca la storia dello zio, Medardo di Terralba, che, combattendo in Boemia contro i Turchi, è tagliato a metà da un colpo di cannone. Le due parti del corpo, perfettamente conservate, mostrano diversi caratteri: la prima metà mostra un'indole crudele, infierisce sui sudditi e insidia la bella Pamela, mentre l'altra metà, quella buona, si prodiga per riparare ai misfatti dell'altra e chiede in sposa Pamela. I due visconti dimezzati si sfidano a duello e nello scontro cominciano a sanguinare nelle rispettive parti monche. Un medico ne approfitta per riunire le due metà del corpo e restituire alla vita un visconte intero, in cui si mescolano male e bene.



"Avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema dell'uomo tagliato in due, dell'uomo dimezzato, fosse un tema significativo, avesse un significato contemporaneo: tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l'altra. "

Calvino è uno dei miei autori preferiti e, forse, aveva ragione la mia professoressa nel sostenere fermamente che dopo di lui la letteratura italiana ha avuto una battuta d'arresto. Uno stile impeccabile, un intreccio fluido che scorre senza incontrare resistenze, un piacere per la mente e un nutrimento per lo spirito grazie a una storia che, come afferma lo stesso in una prefazione, nasce prima di tutto con lo scopo di divertire e allietare il lettore: "Io credo che il divertire sia una funzione sociale, corrisponde alla mia morale: penso sempre al lettore che si deve sorbire tutte queste pagine, bisogna che si diverta, bisogna che abbia anche una gratificazione."
Calvino all'interno di questo racconto fiabesco-allegorico, pubblicato nel 1952 e inserito all'interno della trilogia "I nostri antenati", con una prosa e un tono che ricordano quasi i grandi poemi cavallereschi, racconta la storia del visconte di Terralba, Medardo, che entrato a far parte dell'esercito cristiano parte per la Boemia col fedele scudiero Curzio per combattere i Turchi: proprio qui il giovane combattente viene colpito da una palla di cannone e diviso in due metà, una destra e una sinistra, simmetricamente opposte, intensamente contrarie. Questo è l'espediente narrativo utilizzato da Calvino per ripercorrere il già battuto tema del "doppio" e riesce a farlo con una innovazione e creatività sorprendenti pur essendo infatti uno dei prototipi letterari più conosciuti e utilizzati da diversi autori precedenti come Stevenson ne "Lo strano caso di Dottor Jekyll e Mr. Hyde" e Oscar Wilde ne "Il ritratto di Dorian Gray". 
La vicenda infatti si snoda mettendo in risalto, e in contrapposizione, le azioni e gli eventi che riguardano rispettivamente la parte cattiva e la parte buona del visconte: se la prima si presenta tirannica e crudele trovando quasi godimento nella morte altrui, la seconda appare bonaria e a tratti ingenua; se la prima provoca addirittura la morte dello stesso padre e l'esilio della balia Sebastiana presso Pratofungo, la seconda cerca di rimediare a qualsiasi tipo di ingiustizia e sopruso.

"Così passavano i nostri giorni a Terralba, e i nostri sentimenti si facevano incolori e ottusi,  poiché ci sentivamo come perduti tra malvagità e virtù ugualmente disumane". 

Tuttavia nessuna delle due facce della stessa medaglia appaiono realmente umane (come si evince dalle parole del narratore, il nipote del visconte). Al deficit fisico si accompagna un carattere psicologico alterato, l' assenza degli arti viene accompagnata da quella spirituale, si creano quasi, pur se per motivi opposti, due mostri, due alterazioni dell'individuo umano sospinto verso gli estremi e lontano dall'equilibrio che soltanto nell'interezza può essere ritrovato: nell'esasperazione anatomica e psicologica si intravede l'uomo moderno, schiavo della sua illusione di completezza. 
Calvino non presenta una semplicistica scissione tra bene e male ma descrive le contrastanti personalità che abitano l'uomo, le sue continue indecisioni della vita quotidiana dovute alle diverse spinte emotive e razionali, le diverse voci che, confuse, si mescolano dentro di noi permettendo soltanto a una di uscire dalle nostre labbra, i diversi stati d'animo che combattono tra di loro, tutto in quell'eterno conflitto tra bene e male che combattiamo inconsapevolmente ogni giorno. Soltanto accettando se stessi in tutte le proprie parti, attraverso una visione globale e non riduzionistica, soltanto avendo il coraggio di osare e andare oltre le cose, possiamo abbracciare tutti i frammenti del nostro essere e unirli piuttosto che lasciarli dispersi per le vie della nostra vita, allontanandoci così dall'ignoranza e dalla incoscienza e giungendo finalmente alla piena conoscenza di se stessi. 

"Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l'aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te lo auguro ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa."

Cosa succederebbe se decidessimo invece di andare dall'altra parte accettando soltanto ciò che siamo disposti a conoscere tralasciando nascosta buona parte di noi stessi? Sarebbe quasi un rivolgersi contro la natura, contro l'uomo, contro se stessi, in una lotta dalla quale possiamo solamente uscire, se non sconfitti, mancanti e instabili.

"Era il segnale; il cielo vibrò come una membrana tesa, i ghiri nelle tane affondarono le unghie nel terriccio, le gazze senza togliere il capo da sotto l'ala si strapparono una penna dall'ascella facendosi dolore, e la bocca del lombrico mangiò la propria coda, e la vipera si punse coi suoi denti, e la vespa si ruppe l'aculeo sulla pietra, e ogni cosa si voltava contro se stessa." 


VOTO:


Lo avete letto? che ne pensate?






3 commenti:

  1. Ciao, sono arrivata sul tuo blog grazie allo Spring Party^^ A me Calvino piace molto, ho apprezzato anche gli altri due libri della "trilogia".
    Buone letture!!!

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  2. Caro confratello, ho letto quasi tutto di Calvino, ma il mio preferito della trilogia araldica rimarrà sempre "Il barone rampante", anche se il tema del doppio nel Visconte è sviluppato in maniera originalissima. Che la Dea ti benedica, Anonima Strega

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