venerdì 8 aprile 2016

La settimana dell'emergente 2: Consigli agli esordienti

Concludiamo il nostro evento con alcuni consigli o linee-guida o in qualsiasi modo le vorrete chiamare. Nelle prossime ore usciranno inoltre gli ultimi due post dell'evento! Quindi tenetevi sintonizzati :P



I NOSTRI CONSIGLI


1. Abbiate sempre fiducia in voi stessi. Siete voi che potete porvi dei limiti o dei traguardi da raggiungere.

2. Non siate estremi difensori dei vostri scritti. Siate consapevoli e dotati di un certo spirito critico, ponetevi di fronte al testo come se non appartenesse a voi. Non tutti hanno la capacità innata di essere scrittori.

3. Non arrendetevi, continuate a sognare e a incalzare gli editori. La svolta è sempre dietro l'angolo.

4.Siate gentili e cordiali con noi blogger. Siamo carini e coccolosi ma sappiamo anche arrabbiarci se mandate email strapiene di informazioni o già certi che la vostra segnalazione/recensione sarà accettata. 

5. Leggete e ampliate il vostro vocabolario, i vostri bagagli culturali, i vostri orizzonti. Leggere sta alla base di tutto. 

6. Confrontatevi con qualcuno di fidato, affidategli il vostro manoscritto. Obbligateli a essere sinceri con voi. 


I CONSIGLI DI VIRGINIA WOOLF


1. Il cattivo scrittore sembra avere l’esclusiva del potere di sognare a occhi aperti, vive perennemente in quella regione di luce artificiale dove ogni operaia diventa duchessa e dove, se dobbiamo dirla tutta, la maggior parte delle persone passa ogni giorno qualche momento a vendicarsi della realtà. I libri cattivi non sono lo specchio ma le vaste ombre distorte della vita. Sono un rifugio, una forma di vendetta.
2. Verrà il tempo in cui riuscirò a sopportare di leggere i miei testi stampati senza arrossire e rabbrividire e augurarmi di essere sotto terra?
3. Non c’insegnano a scrivere romanzi. L’incentivo più diffuso è la dissuasione. Ma forse i critici hanno «dedotto e formulato i principi generali dell’arte della narrativa», hanno fatto il loro lavoro come una brava donna delle pulizie fa il suo. Hanno ripulito tutto dopo che la festa è finita.
4. Quanto al mio prossimo libro, mi impedirò di scrivere fino a che non ne senta l’urgenza in me: fino a che non crescerà nella mia mente come una pera matura; pendula, pregna, che chiede di essere colta per non cadere.

5.
 I capolavori non sono creature isolate e solitarie. Sono il risultato di molti anni di riflessione in comune, una riflessione fatta dal corpo della società, e dietro la singola voce c’è l’esperienza della massa. Jane Austen avrebbe dovuto deporre una corona sulla tomba di Fanny Burney, e George Eliot rendere omaggio alla vigorosa ombra di Eliza Carter – l’eroica vecchia che aveva legato un campanello al suo letto per potersi svegliare presto e imparare il greco.
6. Se il recensore ha smesso di avere un valore sia per l’autore che per il pubblico, abolirlo dovrebbe essere un dovere di tutti.
7. Il libro che ho scritto con tanta violenta emozione per cercare sollievo da una tensione insopportabile non farà neppure increspare la superficie dell’acqua. Ecco cosa temo. (…) La muta dei cani abbaierà ma non potrà mai raggiungermi. E anche se la muta – dei critici, degli amici, dei recensori – non mi degnasse di alcuna attenzione né sarcasmo, in ogni caso sono libera.
E quella che , secondo la mia personalissima opinione, descrive al meglio quello che succede, o che dovrebbe succedere, quando si scrive:

8. Ho il potere di evocare la realtà vera? O scrivo saggi su me stessa? Anche se rispondessi a queste domande nel modo meno lusinghiero, resterebbe comunque questa agitazione. Dopo una dose di lavoro critico sento che quello è un modo di scrivere obliquo, che adopero soltanto un angolo del mio cervello. Questa è la mia giustificazione; poiché il libero uso delle proprie facoltà rende felici. Ora sono più socievole, più umana.


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