martedì 22 dicembre 2015

Natale 2015: Il piacere è il mio peccato

Tra i momenti privilegiati della conoscenza, per i decadenti, vi è sopratutto l'arte. 
Il poeta, il pittore, il musicista, non sono solo abili artefici, capaci di adoperare magistralmente la parola, il colore, la nota, ma dei sacerdoti di un vero e proprio culto, dei veggenti capaci di spingere lo sguardo dell'uomo verso l'assoluto. 
Fu proprio questo pseudo-culto religioso dell'arte che diede origine al fenomeno dell'estetismo.

L'esteta è colui che assume come principio regolatore della sua vita non i valori morali, il bene e il male, il giusto e l'ingiusto, ma solo il bello in base al quale agisce e giudica la realtà. Si colloca al di là della morale comune, in una sfera di assoluta eccezionalità rispetto agli uomini mediocri, in una torre d'avorio circondato solo da arte e bellezza. L'estetismo presenta anche un continuo invito a godere della giovinezza fuggente, un edonismo nuovo in cui l'esaltazione del piacere è morbosamente collegata alla corruzione della decadenza e in cui la bellezza è intesa come manifestazione del genio ma superiore, al contempo, al genio stesso, in quanto categoria sovra-umana.  Arte e vita per lui si confondono nel senso che la seconda è completamente assorbita dalla prima. Va costantemente alla ricerca di sensazioni rare e squisite, si circonda degli oggetti più preziosi, prova orrore per la banalità e la volgarità della gente comune, vive pienamente senza limiti alla ricerca di un godimento ebro e dionisiaco. 
Queste posizioni vennero teorizzate da John Ruskin e da Walter Pater e ebbero massima risonanza con Wilde e D'annunzio non solo attraverso le opere scritte ma anche attraverso la loro vita stessa:  "Poichè l'arte è fatta per la vita, e non la vita per l'arte" sentenzia ancora Wilde.

Andrea Sperelli, protagonista de "Il piacere", è un giovane ricco e nobile, che conduce una singolare esperienza di vita alla ricerca spasmodica "del godimento, dell'occasione, dell'attimo felice". Ultimo erede di un'antica razza di intellettuali, affina la sua educazione estetica dedicandosi al "culto appassionato della bellezza", conduce la propria esistenza all'insegna della ricerca del piacere e della bellezza. È un viaggiatore inquieto fra corse di cavalli, duelli, amori, incontri mondani, adulteri, seduzioni, viltà ed eleganze, che si consumano nello scenario prestigioso delle vie di Roma e dei palazzi nobiliari. Si butta nella vita come "in una grande avventura senza scopo" e si compiace di avere come legge fondamentale la mutabilità.
Quella del conte Sperelli è una vicenda triste e che nasconde una crisi di valori di ben più ampia portata, il suo amore antico per Elena Muti lo porta a dover confrontarsi con una società frivola, mediocre, intenta soltanto a ricercare nuovi scandali e nuovi diletti mondani, una società edonista e superficiale che Andrea sfrutta e subisce sino alle pagine conclusive del romanzo dove lo stesso protagonista esaspera l’immagine del piacere inquinando anche l’ultima possibilità di redenzione tra le braccia di Maria.

Il romanzo di Huysmans, pubblicato nel 1884, è considerato il prototipo del romanzo decadente, la "bibbia" dell'estetismo. Può essere letto come una sorta di biblioteca nella quale sono raccolti e sistemati le concezioni, gli atteggiamenti esistenziali e i gusti estetici del decadentismo. Si tratta, come nota Wilde, di un "romanzo senza intreccio": l'opera non è la narrazione di una vicenda ma intende semplicemente presentare un personaggio emblematico. Il protagonista, il duca Jean Floressas Des Esseintes, dopo aver gustato la vita di Parigi in tutte le sue delizie e volgarità, sempre insoddisfatto, si ritira nell'assoluta solitudine di una casa, che egli fa arredare col più raffinato e singolare dei gusti. In questa "Tebaide raffinata", in questo "deserto confortevole" il suo disprezzo per il banale e il quotidiano si esprime in virtuosismi che lo spingono "contro la corrente" del senso comune e della natura, verso l'artificiale, il raro, l'eccentrico. In questo brano è presentato il mondo artificioso che Des Esseintes si è costruito per rompere l'assedio della malinconia e della noia. Questo eroe decadente prima ha posto tra sé e il mondo la distanza di un gusto eccentrico; poi ha scelto una solitudine raffinata e si è circondato della fastosità soffocante di una miriade di oggetti.

Dorian Gray, così come Des Esseints e Andrea Sperelli, è un “eroe decadente”, un esteta esasperato, tanto diverso dall’eroe classico, greco e romano, e da quello romantico. Più che un immorale è un amorale, in quanto in lui il senso del bello, al primo posto nella scala dei valori, ha fatto dimenticare i valori di bontà e di giustizia. È un individuo cinico e dissoluto che, ossessionato dal raggiungimento del sublime, del bello, calpesta ogni legge umana e divina, disprezza tutto ciò che è mediocre o banale e, chiuso nella sua eleganza come in un bozzolo di seta, persegue quelle sensazioni e quei piaceri che sono propri di un’élite fatta di persone speciali, eccezionali.


Questi personaggi sono qualcosa di più di semplici invenzioni letterarie: essi, come i romanzi dei quali sono protagonisti, testimoniano la grave crisi che alla fine dell’Ottocento sta corrodendo, se già non li ha distrutti, gli ideali romantici e positivistici, ideali fondati sull’impegno sociale, sui principi di uguaglianza e di solidarietà e, soprattutto, su una forte e salda coscienza morale. Anche Dorian Gray, che termina la sua vita in modo drammatico — il conte Des Esseints il cui tentativo di provare nuove attrattive nella vita fallisce perché colpito da turbe mentali sempre più gravi — e Andrea Sperelli — che nonostante le numerose avventure frivole non riesce né a sostituire né a dimenticare la bella e misteriosa Elena Muti — sono in realtà degli sconfitti. Sono individualisti disfatti ed estenuati, e la loro volontà di affermazione altro non è che una velleità destinata alla sconfitta nell’impatto con il mondo.

Avete letto qualche romanzo decadente? Che ne pensate?

Passiamo adesso al terzo e al quarto numero estratti:

84 (la chiesa)
57 (il gobbo)


Ci sarà qualche ambo?



7 commenti:

  1. Bellissimo articolo. Non ho mai letto nessun romanzo di questo genere. Ricordo di aver odiato profondamente, ai tempi della scuola, D'Annunzio per i suoi ideali politici e bellicosi, il suo narcisismo e quel ricercare il bello anche nelle parole a discapito del significato profondo. E quindi non ho mai pensato di leggere qualcosa di suo :)
    Perseguire solo il bello senza valori morali la trovo una scelta povera. Il bello e l'arte si nascondono in luoghi inaspettati. Vivere solo l'attimo nella ricerca di piaceri estremi è qualcosa di scialbo ed effimero, o no?
    A presto!

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  2. Sai cosa? Mi è sembrato di essere di nuovo a scuola ad ascoltare la mia bravissima prof di italiano! *^*
    Oscar Wilde mi affascinò già quando ero alle scuole medie ma D'Annunzio ammetto che non ha mai saputo risvegliare il mio interesse.
    Tuttavia l'argomento è tra i più affascinanti. :D

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  3. articoli per tutti i gusti! interessante post davvero! niente neanche stavolta anche questo anno missa che la fortuna mi volta le spalle :) :(

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  4. Ho visto il film di dorian gray é bellissimooo

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  5. Un ritorno a scuola immediato ^_____^
    Ho letto Il piacere e Il ritratto di Dorian Gray al liceo ormai un bel po' di anni fa e ammetto che non mi erano dispiaciuti per niente. Penso che una rilettura prima o poi gliela concederò, anche per farmi un'idea più mia e meno da scuola!!!

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  6. Bellissimi romanzi letti tanti anni fà che talvolta mi piacerebbe rileggere con l'età si guardano sotto altri aspetti quando si è giovani si fà fatica ad apprezzare i classici

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  7. Bellissimi romanzi letti tanti anni fà che talvolta mi piacerebbe rileggere con l'età si guardano sotto altri aspetti quando si è giovani si fà fatica ad apprezzare i classici

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