lunedì 14 ottobre 2013

Sotto mentite spoglie

Il mistero è affascinante, siamo attratti dall'invalicabile, da tutto ciò che si cela al di là del muro, la nostra brama di conoscenza, nonché la nostra curiosità, ci alimenta, ci spinge a oltrepassare i limiti che sono stati imposti: non abbiamo paura, ci sentiamo audaci e pronti a tutto pur di scoprire la verità, il volto dietro la maschera, la realtà dietro la finzione. Questo non è forse estendibile anche al mondo della letteratura? Quanti sarebbero tentati nel comprare il libro di un autore di cui non si sa praticamente nulla? E quanti autori si divertirebbero nell'inventare un alter ego, quanti riuscirebbero a respirare e a dar libero sfogo a nuove idee e nuove direzioni dopo essere diventati famosi? Nel corso della storia, dai secoli precedenti sino ai giorni nostri, diversi sono stati gli autori che hanno deciso di utilizzare uno pseudonimo per la pubblicazione di un nuovo romanzo..Spostiamo le lancette dell'orologio indietro, ripercorriamo i vari secoli e andiamo alla scoperta degli pseudonimi di alcuni dei più importanti scrittori. Tuffandoci all’interno dell’epoca vittoriana, dobbiamo citare il grande Charles Dickens, autore di celebri romanzi quali “Oliver Twist” e “David Copperfield”, che iniziò la carriera di scrittore come cronista poiché proprio sui giornali cominciò a scrivere i suoi primi racconti di vita urbana sotto lo pseudonimo di Boz, e le sorelle Charlotte Bronte ed Emily Bronte che assunsero il nome di Currer Bell e Ellis Bell per iniziare la loro carriera in quel periodo poco facile per lo sviluppo della creatività femminile, ricco di pregiudizi nei confronti delle donne e del loro inserimento anche in ambito culturale. Altro personaggio  di spicco della letteratura britannica è Eric Blair, autore di “1984”, noto a tutti come George Orwell. Come dimenticare poi quel grande inventore di un mondo tutto da scoprire tra animali parlanti, carte animate, brucaliffi e conigli con un orologio da taschino sempre di corsa, Lewis Carroll il cui vero nome era Charles Dogson. Ma anche Agatha Christie ha utilizzato lo pseudonimo di  Mary Westmacott per scrivere romanzi d’amore e quindi non confondere il lettore (abituato ai romanzi gialli), e  Fernando Pessoa che assunse gli pseudonimi di Álvaro de Campos, Riccardo Reis, Alberto Caeiro e Bernardo Soares spiegando così la sua scelta: “L'origine dei miei eteronimi è il tratto profondo di isteria che esiste in me. L'origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione”.

Anche autori contemporanei hanno deciso di pubblicare attraverso uno pseudonimo, per cercare di nascondere il proprio nome, ormai rinomato e acclamato, e provare a vedere quanto il libro avesse avuto comunque successo. Un buon modo per mettersi alla prova no? Ricordiamo per esempio Stephen King che nel 1977 si nascose dietro la falsa identità di Richard Bachman con la quale pubblicò “L’uomo in fuga”( particolare l’episodio di King che addirittura inventò una biografia per il suo alter ego nonché una foto), e infine J.K.Rowling che, dopo aver concluso la saga del famoso maghetto e pubblicato “Il seggio vacante”, attende l’uscita de “Il richiamo del cuculo” firmato sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith. Quali altri pseudonimi conoscete? Necessità sociali, culturali, sessuali e discriminatorie hanno in passato portato diverse menti a celare il proprio volto dietro una maschera che avrebbe permesso loro di uscire allo scoperto sotto mentite spoglie. Una necessità meno incidente invece è quella che spinge oggi gli autori a pubblicare senza essere riconosciuti: c’è chi, essendo magari alla prima pubblicazione e temendo di essere completamente stroncato dalla critica, decide di affidare tutti i fallimenti all’alter ego, riservandosi altre possibilità; chi decide di mantenere l’anonimato per non scoprirsi troppo avendo riversato molto di se stesso all’interno del romanzo e chi decide di divertirsi nell’ambito della invenzione-finzione, e chi vuole rimanere all’oscuro, celato dietro quella porta socchiusa da cui si scorge tutto e nulla. E poi ci sono gli autori famosi che vogliono sentirsi liberi, vedere quanto valga il loro nome o il loro talento. Significativo è per l’appunto il caso della Rowling che, non soltanto è stata inizialmente rifiutata, ma ha anche notato una scarsa vendita delle copie del romanzo, salita poi alle stelle dopo essersi rivelata. A questo punto sorge spontanea una domanda: quanto vale il nome? Quanto ci influisce nell’acquisto e nella lettura di un romanzo? Rischia di annebbiarci gli occhi, di farci lodare un libro che invece ha poche qualità e di scartare libri che forse valgono di più ma i cui autori sono appena usciti dall’involucro, ancora sconosciuti nel mondo editoriale? Nome o libro: aperta la sfida. 




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