lunedì 23 settembre 2013

Recensione: La Metamorfosi di Kafka

Ultimamente mi sto dedicando alla lettura dei grandi classici della letteratura.. e mai feci scelta migliore!
E, come è giusto che sia, non poteva mancare il grande Kafka...




Nell'autunno del 1912, a Praga, tra 17 novembre e il 7 dicembre, Franz Kafka scrisse "La metamorfosi", l'incubo sotterraneo e letterale di Gregor Samsa, un commesso viaggiatore che si sveglia un mattino dopo sogni agitati e si ritrova mutato in un enorme insetto. La speranza di recuperare la condizione perduta, i tentativi di adattarsi al nuovo stato, i comportamenti familiari e sociali, l'oppressione della situazione, lo svanire del tempo sono gli ingredienti con i quali l'autore elabora la trama dell'uomo contemporaneo, un essere condannato al silenzio, alla solitudine e all'insignificanza.







Il racconto ruota intorno alla  figura di Gregor Samsa, un commesso viaggiatore, beniamino della famiglia  e degno lavoratore, che una mattina improvvisamente subisce una metamorfosi retrocedendo a uno stato animale, divenendo un repellente scarafaggio che nessuno sarà in grado di accettare. Inizialmente il protagonista decide di rimanere all'interno della sua stanza per non rivelare la terribile verità alla sua famiglia né al suo principale, accorso a causa del ritardo di Gregor, incapace addirittura di alzarsi dal letto con le sue nuove sembianze.

“Destandosi un mattino da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò tramutato, nel suo letto, in un enorme insetto. Se ne stava disteso sulla schiena, dura come una corazza, e per poco che alzasse la testa poteva vedersi il ventre abbrunito e convesso, solcato da nervature arcuate sul quale si reggeva a stento la coperta, ormai prossima a scivolare completamente a terra. Sotto i suoi occhi annaspavano impotenti le sue molte zampette, di una sottigliezza desolante se raffrontate alla sua corporatura abituale. “Che cosa mi è accaduto?”, si domandò. Non stava affatto sognando …”


 L’intero racconto narra le impressioni e i pensieri di Gregor nonché il disgusto, il ribrezzo e l’indifferenza che aleggiano in casa dopo la scoperta: nessuno, se non inizialmente la sorella, riesce a ricordare il passato felice e normale, i soldi che Gregor dava loro per il sostentamento, il volto e l’amore del figlio e del fratello, nessuno è in grado di stabilire un rapporto con Gregor, nessuno lo accetta. E infatti è proprio questo uno dei temi chiave del racconto: l’incapacità di accettare il diverso, simboleggiato dalle sembianze animalesche.  Il diverso infatti viene molto spesso visto sotto una cattiva luce, si è incapaci di accettare la diversità, di rompere la realtà convenzionali, le abitudini di una società che rimane primitiva, ferma e ben salda su pregiudizi infondati e aberranti, che ha paura di scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che possa cozzare contro i principi,molto spesso assurdi e incomprensibili, alla base della LORO vita. Diversità non è sintomo di follia, di malattia, di mostruosità. Ma questo ancora oggi è un grave problema esistente. Si nasconde dunque invettiva dietro queste pagine? Kafka utilizza come sfondo l’ambiente della sua famiglia per poi criticare l’intera società praghese del suo tempo i cui valori dominanti erano successo e guadagno: questo emerge anche nella rivalità tra il protagonista e il padre, esponente di quel mondo borghese ipocrita e perbenista rispetto alla quale si sente diverso sia  lo scrittore che Gregor. L’alienazione dell’individuo dal suo io vero e profondo emerge dall’analisi cruda e spietata del sistema capitalistico, il motivo della metamorfosi rappresenta la regressione al mondo delle paure infantili per l’incapacità di affrontare la realtà adulta. La prigione in cui deve  vivere Gregor è resa soffocante e insormontabile dalle frustrazioni di un lavoro che lo affatica e lo umilia impedendogli di realizzare le sue aspirazioni , e dal legame con i genitori per i quali deve pagare il debito col principale (unico motivo per cui non si è ancora licenziato).

Ne scaturisce la necessita di rintanarsi e di chiudersi in un mondo tutto personale nel quale ritrovare un possibile sollievo e la negata serenità , ossia l’identità del soggetto per sempre perduta. Ne deriva una condizione esistenziale che registra l’inadattabilità del protagonista ( e dello scrittore) all'ambiente che lo circonda, intrappolato  nelle strutture aberranti e opprimenti oltre che nelle ipocrisie e egoismi che si nascondono. Non  vi sono vie d’uscita , Gregor, e l’uomo in generale, è una vittima incapace di fronteggiare la crisi irreversibile di un intero sistema di rapporti umani, di tutta quanta una civiltà. Di qui il senso di soffocante impotenza, una paralisi della volontà che impedisce l’azione, trasformando il mondo in una sorta di prigione dalla quale è impossibile evadere e nella quale ci si dibatte privi di certezze e direzione. Le domande fondamentali sulla vita non trovano risposta e la vita stessa appare priva d significato sicché l’agire dell’uomo con tutte le sue motivazione di base non hanno completamente senso.

Kafka, in maniera cruda e asettica, ci lascia uno spaccato narrativo che ci trascina con orrore in un mondo che, forse, è poco diverso dal nostro.


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