All'interno del romanzo "Il nome della rosa" di Umberto Eco, uno dei motivi centrali del racconto su cui viene posto l'accento è il rapporto nei confronti dei libri da parte degli amanuensi, frati dei diversi ordini religiosi che, nel corso del Medioevo, in un'epoca in cui non esisteva ancora la stampa, trascrissero e ricopiarono le varie opere dell'epoca classica e anteriore. Si tratta di un vero e proprio rapporto di amore-odio: se da una parte proprio grazie a loro ci sono pervenute diverse opere che probabilmente sarebbero scomparse e cadute nell'oblio, dall'altra parte forte e rilevante è stata l'azione di cesura e distruzione di opere ritenute "immonde" dalla Chiesa (chiaro è l'esempio del romanzo di Eco in cui tale sorte spetta alla "Poetica" di Aristotele, che trattava della commedia e del riso, la cui lettura porterà inevitabilmente alla morte di diversi personaggi). L'obiettivo principale, che porterà alla stesura di un vero e proprio indice dei libri proibiti, perseguito dalla Chiesa era l' ostacolare la possibile contaminazione della fede e la corruzione morale attraverso la lettura di scritti il cui contenuto veniva considerato dall'autorità ecclesiastica non corretto sul piano strettamente teologico, se non addirittura immorale. Ancora una volta, ecco un esempio di come si cerchi, a favore della propria ideologia imposta e dominante, di nascondere, di far tacere, di eliminare se necessario le idee altrui perché devianti dalle convenzioni comuni; chissà quante e quali opere sono rimaste a noi sconosciute a causa di una mentalità restrittiva e, se così si può definire, alquanto viziosa..
Quando nasce l'indice dei libri proibiti? Nonostante sin dalle origini la Chiesa abbia cercato di proibire la lettura e la conservazione di opere considerate eretiche, bisognerà aspettare il 1559 per la stesura e la divulgazione del primo Indice dei libri proibiti, sotto il pontificato di Papa III il quale aveva affermato:
«Che
nessuno osi ancora scrivere, pubblicare, stampare o far stampare,
vendere, comprare, dare in prestito, in dono o con qualsiasi altro
pretesto, ricevere, tenere con sé, conservare o far conservare
qualsiasi dei libri scritti e elencati in questo Indice del
Sant'Uffizio»
Questo indice comprendeva intere opere di scrittori non cattolici, compresi i testi che non erano di carattere religioso, altri
126 titoli di 117 autori, di cui non veniva tuttavia condannata
l'intera opera, e 332 opere anonime. Vi
erano inoltre elencate 45 edizioni proibite della Bibbia,
oltre a tutte le Bibbie nelle lingue volgari, in particolare le
traduzioni tedesche, francesi, spagnole, italiane, inglesi e
fiamminghe. Veniva condannata l'intera produzione di 61 tipografi
(prevalentemente svizzeri e tedeschi):
erano proibiti tutti i libri che uscivano dai loro torchi, anche
riguardanti argomenti non religiosi, in qualsiasi lingua e da
qualsiasi autore fossero scritti. Infine
si proibivano intere categorie di libri, come quelli di astrologia o
di magia,
mentre le traduzioni della Bibbia in volgare potevano essere lette
solo su specifica licenza, concessa solo a chi conoscesse il latino e
non alle donne. Tra
i libri proibiti c'erano: Dante
Alighieri (De
Monarchia), Niccolò
Machiavelli (Opera
omnia), Giovanni
Boccaccio (Decamerone).
Furono
stampati indici nel 1632, 1664 e nel 1681. Il secondo elenco venne emanato dopo la conclusione del Concilio
di Trento nel 1564,
sotto papa
Pio IV e
per impulso del cardinale Carlo
Borromeo.
L'elenco fu poco meno restrittivo del precedente ed era prevista la
possibilità di "espurgare" i libri che comprendessero solo
brevi passaggi proibiti:le "espurgazioni", a volte neppure dichiarate, potevano arrivare a stravolgere il pensiero dell'autore originario e i testi scientifici non conformi all'interpretazione aristotelico-scolastica erano considerati eretici (basti pensare a Niccolò Copernico). Restava valida la necessità di una licenza
per la lettura della Bibbia in volgare, ma questa venne concessa
senza le precedenti restrizioni. A
differenza dell'Indice Paolino,questo indice venne applicato
in quasi tutta l'Italia e in gran parte dell'Europa fino al 1596. Nel 1758,
sotto papa
Benedetto XIV,
le norme furono riviste e l'indice venne corretto e reso più comodo.
Fu inoltre eliminato il divieto di lettura della Bibbia tradotta dal
latino. Le competenze per la compilazione e l'aggiornamento
dell'indice passarono a partire dal 1917 al Sant'Uffizio.
L'indice
nei suoi quattro secoli di vita venne aggiornato almeno venti volte
(l'ultima nel 1948)
e fu abolito in seguito alle riforme del Concilio
Vaticano II,
nel 1966,
sotto papa
Paolo VI.
è sempre interessante notare i risvolti negativi e quelli positivi delle attività del passato...
RispondiEliminaBel post davvero interessante ! E' tanto che non passavo di qui !
RispondiEliminaUn saluto e tanti auguri per una Felice e Serena Pasqua
http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/2014/04/auguri-di-buona-pasqua-tutti.html
Grazie mille e auguri anche a voi :)
EliminaIo non ho mai avuto il coraggio di leggere 'Il nome della Rosa', però mi piace come hai analizzato questo particolare.
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