domenica 26 aprile 2015

Recensione: Gli sdraiati di Michele Serra

Buongiorno carissimi lettori! Come vanno le vostre letture? Noi in questi giorni stiamo procedendo a mandare i premi a tutti i vincitori de "La settimana dell'emergente".
Oggi vi propongo il mio parere riguardo un romanzo breve acquistato e letto in aeroporto durante le due ore di ritardo del volo T.T

GLI SDRAIATI

Feltrinelli | 108 pp. | €7,00

Forse sono di là, forse sono altrove. In genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormendo. Sono gli sdraiati. I figli adolescenti, i figli già ragazzi. Michele Serra si inoltra in quel mondo misterioso. Non risparmia niente ai figli, niente ai padri. Racconta l'estraneità, i conflitti, le occasioni perdute, il montare del senso di colpa, il formicolare di un'ostilità che nessuna saggezza riesce a placare. Quando è successo? Come è successo? Dove ci siamo persi? E basterà, per ritrovarci, il disperato, patetico invito che il padre reitera al figlio per una passeggiata in montagna? Fra burrasche psichiche, satira sociale, orgogliose impennate di relativismo etico, il racconto affonda nel mondo ignoto dei figli e in quello almeno altrettanto ignoto dei "dopopadri". "Gli sdraiati" è un romanzo comico, un romanzo di avventure, una storia di rabbia, amore e malinconia. Ed è anche il piccolo monumento a una generazione che si è allungata orizzontalmente nel mondo, e forse da quella posizione riesce a vedere cose che gli "eretti" non vedono più, non vedono ancora, hanno smesso di vedere.


“Tutto rimane acceso, niente spento. Tutto aperto, niente chiuso. 
Tutto iniziato, niente concluso.” 

Siamo stati tutti adolescenti, abbiamo attraversato tutti questa fase che, in fondo, a pensarci dopo, è proprio quella fondamentale, che ci plasma, che ci fa assumere una forma ben definita, che ci fa incamminare su un sentiero piuttosto che su un altro, che ci fa addentrare nel mondo degli adulti ma sempre con la spensieratezza e l'innocenza di un bambino per cui tutto è un gioco, per cui la giostra e le luci del luna-park non smettono mai di girare. 
Ognuna con i propri sogni, ognuna con il proprio passato alle spalle, con il proprio contesto storico-sociale, ognuna con le proprie mode e le proprie canzoni: nessuna generazione è stata esentata dall'adolescenza. Eppure qualcosa cambia nel tempo: un campo che prima era vuoto diviene un agglomerato di fabbriche, un paesino relegato sulle montagne diventa una nuova metropoli. 
Quanto siamo cambiati invece noi? Quanto siamo diversi dai nostri padri, dalle nostre madri?

Un affresco del cambiamento. Questo libricino, ridotto a meno di 108 pagine se si considerano quelle bianche e le spaziature immense, fa proprio questo: dipinge con la mano di un padre il ritratto di un figlio. E in questo ritratto tutti si possono riconoscere, è uno specchio in cui riflettersi, è un monologo lungo e solitario che non trova dialogo, risposta, ma che rimane chiuso in se stesso aggrappandosi a un semplice cenno, a un minimo saluto. 
Michele Serra descrive, forse con tono canzonatorio o semplicemente con un certo realismo, le nuove generazioni definendoli "sdraiati" , indicando con tal termine i pigri, i nullafacenti, i disubbidienti, i maleducati, gli apatici, gli insolenti, i nevrotici, gli stanchi, i tecnologici-dipendenti che non si staccano mai dal cellulare, che rispondono a monosillabi, che ignorano chiunque stia loro davanti; sono occupanti abusivi del divano di casa,  incuranti del caos attorno, assorbiti dai collegamenti virtuali e lontani anni luce dai rari impulsi del mondo reale. 
"Non chiudono mai il cerchio delle loro vite, aprono gli armadi, i cassetti, le porte, senza richiuderli, tirano fuori una bottiglia dal frigo senza riporla, aprono mille finestre senza mai uscirne"
I personaggi sono collocati all'interno della nostra società attuale dove vengono esasperate, proprio per sottolinearne le ombre, le ideologie attuali, la logica del mercato e del consumismo, il tentativo disperato di essere sempre parte di qualcosa, sempre dentro, mai fuori. E in questo contesto i giovani sembrano trovarsi a proprio agio, mentre i genitori si trovano sperduti, in un mare di incomprensibilità e silenzio.

"Tu sei il consumista perfetto. Il sogno di ogni gerarca o funzionario della presente dittatura, che per tenere in piedi le sue mura deliranti ha bisogno che ognuno bruci più di quanto lo scalda, mangi più di quanto lo nutre, illumini più di quanto può vedere, fumi più di quanto può fumare, compri più di quanto lo soddisfa."

"Sei tu quel giovane. Sei tu quel padre": è questo che sembra dirci l'autore, come se il libro fosse stato scritto per ognuno di noi. E forse, chi per un aspetto chi per un altro, possiamo realmente credere che i personaggi siano stati fatti a copia e immagine nostra. 
Se all'inizio Serra sembra patteggiare per i padri, in realtà forse sono proprio loro ad essere accusati.
Il padre del racconto, alla soglia dei 50 anni e con un divorzio alle spalle, non è in grado di "fare il padre, di sentirsi padre" non riuscendo a imporsi sul figlio e ad abbattere il muro, che ogni giorno diventa più alto e invalicabile, che separano le loro due vite, le loro idee, le loro emozioni: assistiamo camminare, per sentieri paralleli ma che non si incontrano, padre e figlio come se fossero due estranei. E forse lo sono davvero. Soltanto alla fine sembra aprirsi un varco. Soltanto illusione e speranza? Possibile riuscire quindi a far parte della vita dei propri figli? Siamo noi che non siamo in grado di valicare quella porta, o è di fatto una strada sbarrata?

Un libro di cui si è parlato esageratamente, che è stato presentato ad un pubblico vasto con tutti i mezzi possibili. In realtà, se la tematica è universale e interessante, poco lo è invece questo romanzo. Pieno di luoghi comuni,  senza nessuna inventiva e originalità. Quasi un'accozzaglia di "frasi fatte che sentiamo ripetere di continuo a chiunque" che si conclude con un lieto fine quasi scontato. 
Ci sono libri migliori che parlano di adolescenza, del rapporto complicato, contrastato, a volte inesistente, tra genitori e figli. E i personaggi di questo romanzo rappresentano solo una parte di quella che è la nostra società attuale oggi. Divertente forse per alcune scene in cui ammetti che Michele Serra racconta la verità. Ma in maniera poco attraente, quasi scontata. 

VOTO:


Voi che ne pensate?
Avete letto questo libro?

8 commenti:

  1. L'ho letto e la penso esattamente come te :)

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  2. No vabbè.. Non solo hai un ritardo di 2 ore del volo, ma ti sorbisci pure una lettura orripilante mentre aspetti?! Ma che mondo crudele D:

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    1. Ahahahah lo so!
      Considera che c'erano un sacco di volumi che volevo prendere ma erano troppo grandi e, considerato lo studio che avevo programmato, ne dovevo prendere per forza uno piccolo.
      Siccome ne hanno parlato in tanti l'ho preso. Che disgrazia D:

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    2. Alla fine è sempre colpa dello studio!
      Il male di tutti i mali ahah

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  3. Mi trovi pienamente d'accordo. È possibile scrivere un romanzo facendo un copia e incolla generale di quello che esce googleando "luoghi comuni adolescenza"?
    Gli sdraiati è banale, noioso e falso. La realtà che Serra descrive non esiste; tutto è gonfiato in maniera spropositata. Da giovane che ha sempre lavorato sodo e che si impegna attivamente nella comunità(e ne conosco altri, che fanno più di me e che stimo più di molti adulti) mi sento profondamente offeso. Non mi riconosco, né riconosco il me stesso diciottenne nella caricatura scadente del figlio.

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  4. Condivido la tua opinione. I giovani non sono come Serra li descrive. Complimenti per la recensione accurata e ben scritta :)

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