martedì 18 dicembre 2012

Recensione: La casa degli spiriti


LA CASA DEGLI SPIRITI


AUTORE: Isabel Allende
EDITORE: Feltrinelli
PAGINE: 368
PREZZO: 8,00



“Ci sono molti bambini che hanno sogni divinatori, ma queste cose passano quando perdono l’innocenza”Una saga familiare del nostro secolo in cui si rispecchiano la storia e il destino di tutto un popolo. Un grande affresco che, per fascino ed emozione, può essere paragonato, nell’ambito della narrativa sudamericana, soltanto aCent’anni di solitudine di García Márquez. L’amore, la magia, il mistero, i sogni si mescolano alle violenze e agli orrori della guerra cilena che portò all’ascesa di Pinochet. Alle Tre Marie, splendida tenuta di proprietà di Esteban Trueba, si intrecciano le passioni dei diversi protagonisti: Clara, la moglie del proprietario, trascorre un’esistenza avvolta nei ricordi; Férula, sorella di Esteban, dedica la sua vita agli altri; Blanca è innamorata di un servo del padre, Pedro, che avrà parte nella guerriglia della rivoluzione; Alba, la nipote, dovrà invece affrontare la dittatura mentre Esteban scoprirà, proprio a causa dei tragici eventi politici del suo paese, di amare innanzitutto la sua famiglia.


Capita molto raramente ormai di incontrare tra gli scaffali delle librerie un romanzo vero come questo, pochissimi sono ormai i nuovi scrittori che sanno affermarsi non grazie ai soldi, né a un editore importante, né a una pubblicità quasi afissiante, ma grazie semplicemente alla loro arte creativa, alla vena poetica insita in loro e che si riverbera sulle pagine bianche ricolme di inchiostro quasi per magica chiaroveggenza, come presi da una divina ispirazione, da dolce terribile invasamento. Proprio per questo motivo la mia attenzione è quasi sempre rivolta al mondo dei classici, dei grandi pilastri della letteratura mondiale, quei Titani che il mondo ha visto e che ha già perso o si accinge a farlo; quasi mai ho ritrovato la bellezza di un classico in un libro del nuovo millennio e per questo, eccetto qualche autore contemporaneo, una volta in libreria il mio sguardo si proietta sugli scaffali dimenticati quasi da tutti in favore dei fantasy sempre uguali o dei romanzi erotici che sembrano spopolare ( o deturpare il significato della lettura, punti di vista).

Tralasciando questa breve introduzione, oggi voglio parlarvi di un libro che mi ha stregato volendo minimizzare in termini semplici la sensazione di rapimento e di assuefazione che il primo romanzo, scritto dall'Allende, e primo letto da me, mi ha suscitato. La casa degli spiriti è un romanzo eccezionale che tratteggia senza destare noia nel lettore le vicessitudini di una famiglia, di intere generazioni costrette al cambiamento, alle tragedie, alle gioie della vita. Una famiglia abbastanza variegata e numerosa ma ben caratterizzata: non un solo personaggio del romanzo è messo da parte, solo citato o descritto superficialmente, ma tutti hanno un'identità ben definita, tutti hanno una storia da raccontare e tutti non possono far a meno delle altre, perchè tutto è collegato, tutto ha un senso solo nell'insieme. Diversi sono i personaggi che si alternano lungo la narrazione e diversi i punti di vista attraverso cui prosegue la descrizione degli avvenimenti ma non per questo ci si sente smarriti, anzi, si ha una visione globale della realtà circostante, dei sentimenti e dei pensieri che alimentano giovani speranze e vecchi amori. All'inizio si narrano le vicende della famiglia di Clara, una delle protagoniste indiscusse del romanzo, ma di lei si parla poco perchè tutta l'attenzione è rivolta alla giovane sorella, Rosa, la bella sirena dai capelli verdi, l'incantevole ricamatrice di mostri e creature fantastiche, di uomini con criniere da leoni e code di serpenti, una donna che, come la maggior parte dei successivi personaggi femminili, vive nel suo mondo fantastico isolandosi dalla vera vita, dalla concretezza del reale. Lei è la promessa sposa di Esteban Trueba che è partito per le miniere lontane solo ed esclusivamente per accaparrarsi qualche frammento d'oro e guadagnarsi la possibilità di sposarla.. ma il tempo non lascia tregua a nessuno, i sogni si infrangono, promesse mai mantenute verranno sepolte dal silenzio della nera notte improvvisa e tutto dovrà cambiare. Il primo a subire questo mutamento è Esteban Trebua, il personaggio che ci accompagnerà sino alla fine e che forse subisce le maggiori metamorfosi essendo ora un amante fedele e casto, ora un violentatore e freguentatore del Lampioncino Rosso, ora un dolce uomo innamorato di Clara e della sua aura divina e fuggente, ora un ragazzo impegnato nella sua scalata sociale, ora padrone, ora senatore, ora burbero vecchio e rattrippito, un miscuglio di sentimenti e sfaccettature. A questo punto avviene il distacco narrativo nei confronti della famiglia Della Valle e l'obiettivo è rivolto nei confronti della nuova famiglia di Esteban e Clara. Quest'ultima è una dei personaggi forti del romanzo: sin da piccola sembrava una ninfa, diafana nel corpo e nell'anima, camminava per casa con sguardo assente, faceva muovere con la forza della mente la saliera, parlava con gli spiriti (elementi sempre presenti o quasi in tutte le prossime vicende) e riusciva a predire qualsiasi cosa, catastrofi o fortune che fossero. Le vecchie famiglie, quella di Clara e di Esteban, iniziano a passare in secondo piano sino a scomparire del tutto al momento della morte dei genitori di Clara, avvenuta in un incidente stradale che lei aveva predetto, e della madre di Esteban da anni malata e sofferente. Ma continua a far parte della loro vita la sorella di Esteban, la povera e malandata Ferula, invecchiata dai malanni e dalle cure della madre, rinchiusa tra quelle mura che puzzavano di medicine e putrefazione, delle piaghe che la madre si procurava non muovendosi dal letto. Proprio lei si occuperà delle faccende domestiche, diverrà una delle amiche più intime di Clara, quasi una sorta di madre protettiva, un'amante senza riserve, causa di gelosia e di litigi e infine di sensi di colpa e abbandono. Le vicende della famiglia si intrecciano, la quotidianità non può definirsi normale tra spiriti e il lavoro che occupa Esteban alle tre Marie, la sua terra, con i braccianti da educare, sfamare, far lavorare, dovendo inoltre fronteggiare l'avanzata del marxismo che diffondeva tra le campagne idee aberranti che bisognava sdradicare. Tutto questo non permetterà lui di accorgersi di cosa stia accadendo sin dall'infanzia tra sua figlia Blanca e Pedro Terzo Garcia, un semplice contadino che diverrà suo acerrimo nemico, ricercato, affrontato, quasi ucciso e infine custode della figlia che dovrà affrontare, prima di un ricongiungimento, diverse peripezie, umiliazioni terribili, decisioni prese dal padre burbero e adirato, fatidici incontri e dolori, grandi quanto una ricompensa finale. Esteban appare quindi quasi come un padre burbero e “capriccioso” che vuole avere dei figli modello, in particolare nel momento in cui deciderà di prendere la strada della politica, ma anche i due fratelli di Blanca, James e Nicolas, non saranno all'altezza delle sue aspettative, il primo perchè eccessivamente caritatevole e prodigo nell'aiutare gli altri, il secondo perchè troppo “folle” ed esuberante. Ultimo grande protagonista per eccellenza è la figlia di Blanca, la piccola e delicata Alba che sarebbe stata fortunata, come dicevano Clara e le sorelle Mora, grazie all'influneza positiva degli astri ma ben presto ci accorgeremo che le peripezie che dovrà affrontare saranno molte, alcune sembreranno addirittura insormontabili sino alla fine. E questi sono soltanto i personaggi principali delle vicende raccontate, molti altri sono presenti all'interno del romanzo, molte altre storie si intrecceranno alle loro, le influenzeranno, avranno un peso maggiore o minore a seconda delle circostanze. È un mondo quello che Isabel Allende crea, un agglomerato di personaggi, di generazioni che si succedono, di amori e speranze, di dubbi e decisioni da prendere, di riunioni spiritiche e elementi soprannaturali; un circolo senza fine che continua anche dopo la morte, anche dopo le ultime parole del libro come testimonia quasi la frase finale che sembra riaprire l'intera storia dal principio. I personaggi sono diversi ma anche il contesto muta: si passa dalla vita civile e nobile della città ai lavori di campagna, ai ruderi dei contadini, case di mattoni lontane dallo splendore e dal decoro, da un periodo di pace sociale e tranquillità a scioperi, barricate, dittature e fascismi transoceanici; è un romanzo che abbraccia anche le trasformazioni della società, che ci racconta, senza entrare nel dettaglio e nello storico eccessivamente, i periodi bui che si sono avventati dopo il crollo voluto della Sinistra e la presa di potere da parte della casta militare. Eppure nonostante la molteplicità di personaggi, vicende e nomi, nessuna confusione emerge nella mente del lettore, ma si materializzano quelle vite, quei volti prendono forma, si crede alla fine del libro di aver assistito all'intera vita dei personaggi da vicino come se fossero reali, come se fossero realmente esistiti. Con questo libro Isabel Allende mi ha completamente conquistato e ormai una parte di me è rimasta tra quelle pagine, tra i boschi e il fiume degli amanti alle Tre Marie, tra le stanze dimenticate della casa all'angolo della capitale, tra gli esperimenti di Nicolas e la voragine di libri di Jaime, tra il fervore di Esteban e la sua rassegnazione, tra le strade della città in mano ai militari, tra il silenzio e i vaticini di Clara, tra la speranza e la tenacia di Alba. Un libro che merita, che rapisce e immerge, dal quale non è più possibile risalire.


VOTO:



















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