A
partire dalla seconda metà del secolo XII in Francia, sempre in
lingua d'oil, ma ampiamente influenzate dai temi amorosi tipici della
lirica provenzale, si diffondono opere cavalleresche che si collocano
a metà strada fra il genere epico e quello amoroso, le quali pongono
sempre al centro la figura del cavaliere cristiano, caratterizzato
da forza fisica, coraggio, senso dell'onore, fedeltà alle
gerarchie ecclesiastiche e feudali, ma sono connotate anche
dalla marcata presenza di elementi magici e fantastici. Le trame
delle opere del ciclo bretone si differenziano da quelle delle
chansons de geste perché il cavaliere protagonista nella narrazione
si batte più per elevarsi spiritualmente che per combattere nemici,
in uno sfondo privo di determinazioni storiche e concrete, anzi
spesso in scenari fiabeschi che si ricollegano a elementi leggendari
delle tradizioni celtiche, da cui in parte deriva la materia dei
poemi. Alle origini dei poemi e dei romanzi che narrano le
imprese di re Artù e dei suoi cavalieri sta l'Historia regum
Britanniae (Storia dei re della Bretagna) scritta, fra il 1135 e il
1137, da un chierico inglese, Goffredo di Monmouth nei cui
testi appare per la prima volta la leggendaria figura di re Artù
(nonostante infatti una piccola scuola di pensiero ipotizzi la
reale esistenza di re Artù, la maggior parte degli studiosi conviene
nel ritenerlo semplicemente un personaggio leggendario e mitico),
marito della bella e infedele Ginevra, grande guerriero che estende
le sue conquiste dal Baltico a Roma, aiutato dagli incantesimi del
mago Merlino e dai valorosi cavalieri che usano riunirsi attorno alla
Tavola Rotonda collocata nella reggia del sovrano. Tuttavia la
figura di Artù compare già precedentemente in alcuni testi
come alcuni poemi di Taliesin, che sono presumibilmente
risalenti alla prima metà del 500: "The Chair of the Sovereign"
(che ricorda un Artù ferito), "Preiddeu Annwn" ("I
Tesori di Annwn") che cita "il valore di Artù",
"Viaggio a Deganwy" che contiene il passaggio
"come alla battaglia di Badon con Artù, il capo che organizza
banchetti/conviti, con le sue grandi lame rosse dalla battaglia che
tutti gli uomini possono ricordare". Un'altra citazione è
nell'Historia
Brittonum, attribuita
al monaco gallese Nennio,
che forse scrisse questo compendio dell'antica storia del suo paese
nell'anno 830 circa
in cui Artù è descritto come un "comandante di battaglie",
piuttosto che come un re. Due fonti distinte all'interno di questo
scritto ricordano almeno 12 battaglie in cui avrebbe combattuto,
culminando con la battaglia
del Monte Badon, dove
si dice abbia ucciso, da solo, addirittura 960
avversari. Il ciclo Arturiano ha come sfondo geografico
un'isola imprecisata chiamata Avalon, un tempo considerata solo un
parto della fantasia degli autori di saghe e leggende e
tradizionalmente associata con il magico modo ultraterreno. Avalon
è considerata la dimora dei tre incantatori cardine del ciclo
arturiano: Viviana, la dama del lago e custode di Excalibur; Merlino
il mago, o il taliesin (questo nome è spesso inteso all'interno
della saga arturiana come titolo onorifico per un bardo), colui che
ha donato la spada a Uther di Pendragon il padre del futuro Re Artù;
Morgana la fata, figlia di Igraine e sorellastra di Artù, e madre di
Mordred il cavaliere rinnegato che metterà fine alla vita del grande
sovrano. L'isola è perennemente circondata dalle nebbie ed è
impossibile trovarla oppure raggiungerla a meno che gli abitanti
dell'isola non "aprano le nebbie" permettendo alle persone
di approdare all'isola. L'isola è raggiungibile solo tramite una
barca; in alcune leggende si dice senza rematori, in altre con esseri
non umani che la conducono. Avalon è considerata l'ultima
dimora delle spoglie terrene di Artù: la leggenda infatti vuole che
dopo che il re venne ferito da Mordred durante una battaglia, abbia
chiesto ai cavalieri ancora fedeli di gettare Excalibur nel lago da
cui Uther suo padre l'aveva tratta. Quando i cavalieri tornarono
videro una barca che, trasportando il corpo in fin di vita di Artù,
veniva avvolta dalle nebbie. Altro ambiente principale nella
narrazione è Camelot, la città dove risiedevano Artù e il suo
seguito di cavalieri. Artù era figlio di Uther Pendragon, sommo re
di Britannia. Tenuto nascosto durante l'infanzia, fu improvvisamente
presentato al popolo come re secondo i disegni del druido Merlino.
Durante il suo regno si riunì a corte una grande compagnia di
cavalieri, che, per evitare i problemi di precedenza dovuta al
lignaggio, il sovrano faceva sedere a una tavola rotonda.
Dal
punto di vista esoterico i Cavalieri della Tavola Rotonda
rappresentano la ricerca umana della Luce, della purezza, della
redenzione nella giustizia e nel coraggio in difesa dei più deboli. Ginevra fu figlia di un nobile romano
e sposa di Artu nonché amante di Lancelot, complice del complotto di
Mordred contro Artu. Morgan Le Fay (Morgana), personaggio
direttamente derivato dalle divinità Morrighan, Macha e Modron (la
grande madre celtica) compare per la prima volta nella Vita Merlini
di Geoffrey; fa parte di un gruppo di nove fate (a loro volta di
tradizione celtica) che vivono ad Avalon; figlia di Igraine, aiuta
Artù a guarire dalle sue mortali ferite. Nelle narrazioni successive
Morgana scoprendo di essere la sorellastra di Re Artù, per causa del
sortilegio di Merlino, decide di vendicarsi su di lui, si trasforma
in Ginevra e con lui concepisce Mordred, il cavaliere rinnegato che
metterà fine alla vita del grande sovrano. Morgana inizia ad
assumere connotati sempre più negativi, fino a diventare
l'implacabile nemica del sovrano, di Merlino e dei Cavalieri della
Tavola Rotonda. La Dama del Lago ha assunto nel tempo vari
aspetti: da colei che fornì la spada Excalibur ad Artù, la donna
che allevò Lancillotto (in seguito chiamato Lancillotto del lago)
fino a diventare insieme a Morgana l'acerrima nemica di Merlino,
colei che ne causerà la rovina. L'immagine di questo personaggio si
presenta in un primo tempo velata di mistero ma di natura benevola
mentre in seguito il suo carattere comincerà a delinearsi facendole
prendere forma di creatura malvagia. Merlino Ambrosio (o Merlino Celidonio, a seconda dei testi), nacque nel villaggio di Carmarthen, nel Galles meridionale. Figlio di un diavolo incubo e di una vergine, dopo la morte dell’usurpatore Vortigern diventa il consigliere e il protettore dei legittimi re di Britannia, innalza per loro il monumento megalitico di Stonehenge, acquisisce poteri magici grazie ai quali favorisce la nascita di Artù, costruisce la Tavola Rotonda ed intercede presso la “Signora del Lago” per dotare il suo Re di Excalibur, la spada invincibile. Lancillotto viene rapito ancora fanciullo dalla Dama del Lago, ed allevato nel suo regno incantato; giunto all’adolescenza chiede ed ottiene di recarsi alla corte di Artù per esservi nominato cavaliere. È generoso e leale, imbattibile e cavalleresco, gloria della Tavola Rotonda e profondamente devoto ad Artù, eppure sarà la causa principale della rovina dell’intero sodalizio, a causa del suo amore adulterino per Ginevra, moglie del re.
Infine vi presentiamo un libro, edito Mondadori, per approfondire le avventure di re Artù:
I romanzi della Tavola Rotonda ripropongono il mito del Graal e le mirabili avventure di Artù e dei suoi cavalieri. Questa narrazione si ispira fedelmente ai testi originali in francese antico del ciclo bretone, del XII e XIII secolo, soprattutto alla vasta compilazione in prosa 'Lancelot-Graal'.
Infine vi presentiamo un libro, edito Mondadori, per approfondire le avventure di re Artù:
I romanzi della Tavola Rotonda ripropongono il mito del Graal e le mirabili avventure di Artù e dei suoi cavalieri. Questa narrazione si ispira fedelmente ai testi originali in francese antico del ciclo bretone, del XII e XIII secolo, soprattutto alla vasta compilazione in prosa 'Lancelot-Graal'.
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