REBIRTH
AUTORE: Antonio Pantaleoni e Fabrizio Rigante
PAGINE: 352
PREZZO CARTACEO: 20,00
PREZZO EBOOK: Gratuito
Armi. Qualcuno di voi ha mai sentito questa parola? Guerra. Qualcuno sa dirmi il significato di questo termine? Dopo la Terza Apocalisse Michael Goodman e Ramon Farmer si preparano in vista delle imminenti elezioni: da sempre le loro famiglie si sono spartite il potere alla pari. Ma questa volta Goodman ha un asso nascosto nella manica. Si chiama "The Last War" ed è un reality. Un reality dove per la prima volta l'intera umanità potrà conoscere il misterioso significato della guerra, quella che distrugge e che genera violenza. Nessun calcolo può essere sbagliato. Ma una minaccia oscura è pronta a rinascere.Nessuno dei vostri risvegli è mai stato così tremendo.
Ciao a entrambi e benvenuti nel nostro angolo virtuale! Presentatevi..
Abbiamo
entrambi già scritto altri libri. Antonio ha scritto sceneggiature, mentre
Fabrizio ha scritto romanzi e racconti. Entrambi abbiamo sempre preferito il
taglio americano a quello italiano. Ci siamo nutriti di film americani, di
serie televisive americane e di romanzi americani, ecco perché abbiamo scelto
un soggetto poco italiano. È una scelta coraggiosa ma è anche una scelta che ci
stimolava di più.
Come è nata l'idea di questo
libro?
L’idea
è nata per caso, quando ci siamo messi a parlare del più e del meno. All’inizio
avevamo pensato a una sceneggiatura ma poi ci siamo orientati sul romanzo
perché è un genere più vendibile. Il romanzo, rispetto alla sceneggiatura, è
meno schematico e permette più libertà anche stilistiche. La prima impressione
che dà il plot è che Hunger Games sia
stata una fonte di ispirazione, e per sommi capi lo è, anche se in comune c’è
solamente il reality. Un’altra fonte è stata La svastica sul Sole di Philip Dick, ma poi, volendo, si potrebbero
leggere dei riferimenti a molti altri romanzi o film.
L'esperienza di
scrivere un libro in due: avete mai avuto divergenze?
Divergenze
vere e proprie ci sono state solo durante la revisione, sulla scelta tra un
taglio più fantascientifico e uno più da fanta-thriller. Alla fine l’ha
spuntata il secondo perché sulla fantascienza ci sono ancora troppi pregiudizi.
Il problema è che in Italia la fantascienza è un genere troppo di nicchia: a
parte Valerio Evangelisti, Licia Troisi e forse qualche altro autore pubblicato
da Urania Mondadori, nessuno tratta un genere considerato troppo americano e
che la critica italiana spesso ha bollato come letteratura di serie B.
Eliminando ogni riferimento fantascientifico – che comunque qua e là è rimasto,
visto che il romanzo è ambientato in un mondo post-apocalittico – la lettura
risulterebbe meno ostica anche a chi si lascia frenare dal genere. Durante
la stesura ci sentivamo ogni giorno per confrontarci sulla struttura narrativa
ma soprattutto sui personaggi. Ogni personaggi andava seguito e andava trattato
allo stesso modo degli altri. In effetti non c’è un protagonista e non ci sono
né buoni né cattivi. Proprio questo è l’elemento che più ci affascinava: creare
dei personaggi al di sopra del bene e del male, in cui il lettore non avrebbe
mai saputo se identificarsi, un po’ quello che succede quando leggi Delitto e castigo.
Sempre
durante la stesura, ci vedevamo per elaborare la scaletta. Alcune idee erano
già molto chiare – come il finale – ma quello che non sapevamo era come saremmo
arrivati a quel punto. Un’idea tirava l’altra e alcune sono nate solamente
scrivendo. Conoscevamo il punto d’arrivo, il traguardo, senza conoscere però il
percorso con cui l’avremmo raggiunto.
Quali e quanti problemi avete
riscontrato nell'ambito editoriale? Volete fare un appello?
Il
problema dell’editoria italiana è sempre lo stesso già da un po’ di anni: i
grandi editori dominano il mercato e vendono molto perché godono della
pubblicità e di ampi spazi nelle librerie. Un manoscritto inviato a un grande
editore, a meno che non sia un marchio di vendibilità garantita, finisce nel
marasma di tanti altri manoscritti – la maggior parte di medio-basso valore –
inviati da tutti gli aspiranti scrittori che credono di aver scritto un
capolavoro. Se dall’altro lato è vero che ci sono i piccoli e i medi editori ad
aiutare gli esordienti, è altrettanto vero che spesso chiedono la pubblicazione
a pagamento. Purtroppo l’editoria è uno dei tanti settori che ha subito gli
effetti della crisi economica: gli scrittori ci sono, ma i lettori sono sempre
di meno e le statistiche su quanti italiani leggono più di un libro all’anno
sono sconfortanti. È per questo che molti editori non vogliono più investire
sugli esordienti e sono quasi obbligati a chiedere il contributo. Non ha molto
senso, perché per definizione l’editore è un imprenditore, ma con le
pubblicazioni a pagamento si trasforma in niente altro che un tipografo. Ecco
perché molte case editrici sono digitali fin dalla nascita: il digitale
garantisce una drastica riduzione dei costi e per l’editore questo è un
traguardo importantissimo.
La
soluzione, per gli esordienti, è farsi strada con il self-publishing, come nel
caso de ilmiolibro, il più importante in Italia. In questo modo, però, l’autore
deve essere un tuttofare: deve essere anche redattore, editore ma soprattutto
promotore di un libro che, senza pubblicità, sarebbe sconosciuto.
Ringraziamo i nostri due autori esordienti e speriamo che qualche editore risponda al loro appello!
Buona fortuna ragazzi!
Bell'intervista!!
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